presuppone lo studio dei precedenti 1 & 2
Abbiamo ridotto l’altezza dell’unghia. Abbiamo scelto di quanto tenendo conto del terreno, delle condizioni. Lo abbiamo fatto tenendo come riferimento il piano della suola, lungo tutto il suo perimetro.
Ma la suola a seconda del terreno, del movimento e dell’umidità può presentarsi coperta di materiale di diversa densità. Materiale da rimuovere quando gessoso e incoerente ma da lasciare al suo posto quando duro compatto e saldamente ancorato rappresenta una solida ed efficace protezione per una suola magari non tanto forte e spessa. Questo deposito si chiama materiale “di esfoliazione” e sarebbe abraso dal contatto con il terreno grazie ad un maggiore movimento.
Il piano della suola che vediamo può essere allora quello reale (vero) o apparente. Dobbiamo tenere in conto lo spessore del materiale di esfoliazione. Perché?
La lavorazione “di ribasso” della parete deve essere fatta con riferimento al piano reale (vero) della suola sottostante al materiale di esfoliazione altrimenti la parete rimarrà più “lunga”, suscettibile di rompersi. Lo spessore del deposito varia da pochi decimi a qualche millimetro, non è difficile indovinarlo. Basta un poco di pratica e dovrebbe essere compito del vostro insegnante o pareggiatore durante l’anno di accompagnamento al pareggio farvi notare la qualità e altezza degli eventuali depositi sulla suola “vera” e valutarne l’opportunità di rimozione. Se non si è in grado di valutare lo spessore del materiale depositato sulla suola diventa necessario rimuoverlo ogni volta, fino a vedere la linea bianca da utilizzare come riferimento per poi accorciare la parete Questo è stato fatto per anni da certificati pareggiatori e per anni cavalli hanno zoppicato dopo il pareggio resi sensibili a causa della rimozione del deposito sovrapposto ad una suola troppo sottile. L’aumento di sensibilità mortifica e riduce la capacità di movimento che dovrebbe stimolare la crescita di una suola più spessa.
Non togliete il deposito sotto la suola, fate muovere il cavallo e se non potete far muovere il cavallo lasciategli il deposito sotto le suole! Almeno d’estate. In linea di massima tutto ciò che non viene via con un netta piedi adoperato vigorosamente dovrebbe essere lasciato. Lasciato in attesa di una pioggia che renderà il materiale più morbido, inutile e facile da togliere.
Pensate. Se il cavallo non si muove abbastanza la sua suola non sarà delle migliori. Il movimento, la pressione che ne stimola la produzione, manca. E si riduce il consumo. La suola sarà probabilmente coperta da materiale durante la stagione secca. Anche la vostra pelle perde continuamente materiale, cellule morte, che vengono continuamente “a galla” e perse. Se vi scottate il ricambio diventa visibile.
Il tessuto vecchio che non si stacca aiuterà la suola nella protezione del connettivo sottostante e delle strutture interne. Sul terreno duro e secco le pietre superficiali non affondano sotto il peso del cavallo. Al cambio di stagione o nel caso di una pioggia seria il terreno diventerà penetrabile e cedevole, le pietre saranno meno pericolose perchè potranno affondare o spostarsi almeno parzialmente. Non costituiranno più un ostacolo fisso. Con la pioggia il deposito sulla suola si ammorbidirà anch’esso e, non più utile meccanicamente diventerà invece motivo di proliferazione di funghi e batteri. Aiuteremo quindi il cavallo a liberarsene con il nettapiedi molto vigorosamente. Vedete che non nomino il coltello. Il coltello deve essere usato con cautela ed esperienza.
Ora, chiusa questa necessaria parentesi sulla suola torniamo alla parete e cambiamo la posizione di lavoro della raspa in modo da lavorare lungo la parete per tutto il perimetro dello zoccolo.
La corsa dell’utensile deve essere lunga e le passate sovrapposte. Altrimenti è impossibile raccordarle. Alcune imperfezioni si manifestano anche nello zoccolo migliore. Quanto più lo zoccolo è orientato in modo imperfetto tanto maggiore sarà la differenza di consumo tra la parte interna ed esterna (mediale e laterale) dello zoccolo. Dobbiamo allora lavorare la parete dalla parte che si presenta “più larga”. Il lavoro di ribasso precedente ha posto in maggiore evidenza le imperfezioni. Per semplificare riportate idealmente sulla parte meno consumata la forma dell’altra e tenendo la raspa in posizione perpendicolare al piano della suola le bilanciate. Il fine non è quello di arrivare ad avere una parete dello stesso spessore lungo tutto il suo perimetro. Lo spessore della parete cambia procedendo dai quarti verso la punta aumentando. Una delle funzioni della parete è quella di riportare la capsula dello zoccolo alla forma di riposo dopo la deformazione subita sotto carico. La parete lavora come una balestra e le balestre sono più spesse, i fogli aumentano, man mano che si va verso il centro.
Mi rendo conto che questo può risultare in disaccordo con quanto scritto su alcuni vecchi articoli ad esempio quello di Tomas Teskey “Look at these Hooves” dove troviamo: “mi sforzo di lavorare la parete in modo che abbia lo stesso spessore lungo tutto il perimetro…”
Non mi interessa e non desidero una parete dello stesso spessore lungo tutto il perimetro, non voglio ridurne la resistenza e capacità elastica. Questo é il motivo per cui non lavoro dall’alto se non in particolari occasioni (vedi il pareggio in pratica 6). Lavorando con la raspa come in fotografia lo spessore della massa della parete rimane sostanzialmente invariato. Abbiamo lavorato solo sugli ultimi millimetri vicini a terra. In un cavallo diritto con zoccoli simmetrici e consumo uniforme nemmeno su quelli.
Se siete confusi non preoccupatevi. Sarà tutto più chiaro quando parleremo della famosa “riduzione delle flare”.
Lavorando fino alla parte posteriore dello zoccolo da una parte e dell’altra e utilizzando se possibile alternativamente le due mani si eliminano piccole irregolarità e tutto assume un aspetto più regolare e curato.
Importante è tenere la raspa perpendicolare al piano della suola, almeno fino a quando non si è fatta sufficiente pratica. Dividendo le fasi e gli angoli di lavoro seccamente non si rischia di continuare ad asportare materiale da dove non si intende consapevolmente toglierlo. Per esempio non ridurremo ulteriormente l’altezza della parete già decisa in fase 1.
Abbiamo eseguito la “riduzione di capsula” o fase 2. Lo zoccolo è pronto per la terza fase di lavorazione, quella di finitura della parete.