Pubblicato sul Notiziario delle redini lunghe del Gruppo Italiano Attacchi, anno 2009.
Non sono mai stato incline a fare regali ma vorrei farne uno ai miei due cavalli immaginando di farlo ai cavalli in genere. Sono loro riconoscente. La mia vita è sicuramente migliore rispetto a quella che farei se non li avessi.
Perchè? Mi muovo di più, conosco più gente, mi diverto. Ahimè, spendo! Fin qui, nulla di strano. In fondo, non basterebbe andare in palestra per ottenere un risultato simile?
Ma… come è difficile fare un regalo ad un cavallo! Non ha interesse per la totalità delle cose che farebbero almeno sorridere un essere umano. Ai miei è ancora più difficile fare un regalo serio, hanno tutti i giorni ciò che probabilmente un cavallo anela di più. La libertà.
Ecco, forse un bel pensiero potrebbe essere quello di raccontare brevemente qualche cosa della loro vita di modo che, in parte almeno, l’esistenza di altri cavalli possa trarne vantaggio.
Procediamo allora con ordine.
Sono nati in Tirolo. Della loro specie erano state contate in Italia nell’ultimo censimento effettuato da (R.A.R.E.)*, 142 femmine. Non molte di più in Austria.
La sentenza: specie in pericolo di estinzione.
Nonostante ciò il loro destino sembrava quello di divenire salsicce.
Già da tempo mi ero reso conto di avere finalmente lo spazio ed il tempo per tenere un cavallo quando per vie contorte ed improbabili venni a sapere dei condannati.
Poichè sono sempre impegnato a salvare ed a mettere ordine in un pezzettino di mondo… conosciuti i puledri dopo avere inseguito le madri in una malga di svariate centinaia di ettari, “veni, vidi, vici” sono tornato a casa con due cavallini.
In realtà c’è stato qualche altro mese, avvenimento e… viaggio di mezzo.
Fecero fermare l’ago della bilancia su 317 e 392 kg. Rispettivamente. Pesantucci! Tre euro e qualche centesimo al kg compreso passaporto austriaco, marchio, visita del veterinario del Land.
Domanda: -destinazione finale?-
Risposta obbligata: -cavalli da vita e conseguente incenerimento finale- nein, nessuna possibilità di ripensamento.
Ho fatto in modo che la separazione dalle mamme avvenisse nel modo meno traumatico che ho potuto immaginare e realizzare.
Così dopo 11 ore e mezzo di viaggio con il trailer nuovo di zecca i due tranquilli puledri di 6 e 7 mesi poterono assaggiare la loro prima erba italiana sul prato di casa.
Non crediate avessi capacità di valutazione. Non bastano a ciò gli esami di zoologia. Per salvarli, nella mia incoscienza, li avrei presi anche se tripedi invece che quadrupedi.
Non sono dei gran pezzi ma in fondo mi è andata bene. Ho quello che desideravo. Due cavalli che sembra facciano il loro mestiere e la soddisfazione di avere svuotato qualche piatto dalla carne di cavallo.
Nell’attesa di portare i puledri a casa, ho preteso che passassero due settimane nella stalla del contadino, mi rammaricavo delle mie scarse conoscenze.
Sono sempre stato appassionato di animali e di etologia ma l’ultimo rapporto con i cavalli, senza tenere conto di saltuari riavvicinamenti, risaliva a circa… 47 anni prima!. Quei cavalli erano tra gli ultimi a trainare vagoni ferroviari nel porto di genova! L’imprinting!
Così, alla ricerca di un rapporto naturale con il cavallo ho conosciuto la mia prima guida, Edwin Wittwer, che attualmente dirige la scuola Asvanara di Pieve S.Stefano. Con lui, Schnappi, Funny ed io potemmo fare i primi passi nella conoscenza reciproca.
Poche volte ho fatto un investimento migliore. Cammino con loro, trotto con loro, li chiamo con un cenno della mano ed ho la soddisfazione di vederli correre verso di me in campo aperto.
Con una certa trepidazione perchè a causa del loro peso e passo cadenzato da antichi animali da lavoro e da battaglia fanno tremare la terra.
A Pieve S.Stefano hanno conosciuto altre persone eccezionali nel trattare i cavalli.
Marijn Hoogendam, un giovane olandese, 3° livello Parelli ed istruttore di puledri che vive a Spello. Andrea Carloni di Pesaro, pareggiatore naturale dello zoccolo. Due fini condensati di capacità manuale e intellettuale.
Quando è arrivato il momento di attaccarli, questa è la funzione per la quale sono stati allevati e selezionati nei secoli, grazie alla signora elvezia ferrari hanno conosciuto Antonio Broglia. Cavalli fortunati! Dalle salsicce ad un prato inglese, poi a scuola da allievi di Pat Parelli ed infine da… Broglia!
Quanti km! Sono così abituati al trailer che quando lo sposto arrivano con l’aria di chi sembra pensi: -che bello! Dove andremo questa volta?-
Sotto l’occhio apparentemente distratto di Antonio Broglia ho potuto addestrare personalmente i puledri agli attacchi, o meglio, Broglia ha addestrato tutti e tre correggendo i miei errori più grossolani mentre era nel frattempo affaccendato in mille altre cose.
In pochi giorni, beh’… 3 settimane, sono stato in grado di riportarli a casa. Ora a soli tre anni e mezzo portano a spasso frotte di bambini.
Questa in breve è stata finora la loro storia.
Nati umilmente in una pozzanghera e cresciuti sotto la pioggia al riparo di un abete. Mai tosati, alimentati con sola erba e fieno non hanno mai visto un ferro di cavallo. Tirano la carrozza scalzi.
Ho comperato loro le scarpette Epic della Easycare nella previsione di allungare le passeggiate. Ora stimo non percorrano più di 60 km al mese su asfalto. Sono grossi e potenti ma ancora fragili.
Nel futuro intravvedo un attacco condotto alla voce, scalzo, le redini posate, la frusta riposta.
Cavalli e uomini camminano insieme senza fretta.
Direi che siamo felici. Semplicemente. La loro storia è appena cominciata.
FB