La fine delle discussioni sull’altezza dei talloni
La lettura di questo articolo deve essere preceduta dagli altri della serie (1,2,3,4). Realizzazione immagini, ing. Rossella Ghetti
Prefazione
Da bravo pilota di linea dovevo, in avvicinamento al campo ed in assenza di visibilità, confrontare in ogni momento l’altezza dell’aereo e la distanza dalla soglia pista lungo un sentiero strumentale che, quando standard, ha una pendenza di 3°. Altimetri e strumenti per la misurazione della distanza devono dare indicazioni tra loro pertinenti. In biofisica e bioingegneria è abitudine fare paralleli e cercare soluzioni copiandole dal naturale.
Ho constatato che nessun maniscalco o pareggiatore é capacace di mettere velocemente in relazione il ribasso della parete ai talloni in millimetri con la variazione di pendenza n gradi dello zoccolo. Insomma che si lavora “un tanto al kg.” Non bisogna sapere che cosa comporta una azione? Azione che dovrebbe realizzare un progetto ed ha una ricaduta più pesante di quella che si immagina? La maggior parte di coloro che prestano la loro opera professionale lavorando con i cavalli non ha una istruzione tecnica o appartiene a quella vasta categoria che non ha mai avuto simpatia per i numeri. Questo articolo è dedicato soprattutto a loro.
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Gli articoli di Pete Ramey, soprattutto le pubblicazioni successive come l’audiovisivo (“Under The Horse”) sono chiari nell’esaminare le varie condizioni e situazioni che possono chiedere un lavoro differente della parte posteriore dello zoccolo. Nonostante ciò a dieci anni di distanza dalla loro pubblicazione è ancora diffusa l’incertezza.
Perché?
Molte persone mi hanno detto di conoscere Pete Ramey e magari di condividerne la tecnica così come di conoscere Jackson. Jackson non é solo l’autore del materiale divulgativo tradotto in italiano. Pete Ramey non è solo l’autore degli articoli del 2005 tradotti da Alex Brollo. Molto di più si trova negli audiovisivi di cui “Under The Horse” è introduzione e nel libro “Care and Rehabilitation of the Equine Foot”. Per questo ma anche perché le pubblicazioni che diventano vecchie tendono ad essere dimenticate ho deciso di scrivere questo articolo ritornando sulle loro considerazioni ed aggiungendone altre nella speranza di fare chiarezza … per colui che vorrà questa volta prestare attenzione.
Durante le mie presentazioni della tecnica barefoot cerco di proporre un quadro riassuntivo dei vari autori, delle varie idee ed osservazioni che hanno reintrodotto la pratica del cavallo scalzo in occidente. Così, mentre attribuisco alla Strasser il merito di avere creduto nel barefoot già esaltato negli scritti di Bracy Clark due secoli prima, attribuisco a Jackson il merito di averci liberato dal dogma della pendenza dello zoccolo grazie alla osservazione naturalistica dei cavalli rinselvatichiti ed alla raccolta di dati.
Con loro si è aperto un ciclo, alcuni animali sono stati restituiti ad un ambiente naturalizzato mentre ci si é chiesto “nuovamente” cosa è opportuno fare quando il consumo limitato dal ridotto movimento non può compensare la crescita o la mancanza di varietà di terreni nei recinti non abitua lo zoccolo ad affrontarli. Lo stesso problema si presenta da sempre ed è trattato da Senofonte nel suo Ipparco. Tra le edizioni disponibili : “L’equitazione nella Grecia antica”- Trattati equestri di Senofonte e i frammenti di Simone- MEF
Con Ramey, Bowker ed il carico distribuito si è arrivati al totale disimpegno nella lavorazione della parete (libertà nella scelta della protrusione della parete dal piano della suola e poi nella sua finitura) che consente di affrontare con una efficacia prima sconosciuta la riabilitazione del laminitico senza l’utilizzo degli accessori che sono impiegati in mascalcia. Tra questi quelli utilizzati da Ovnicek dopo il pareggio e per la ferratura Natural Balance che descrive sull’ Adams’.
figura 1
Gaussiana simile a quella di Jackson, “The Natural Horse”. In ascisse la pendenza della dorsale della capsula (toe angle). In ordinata la popolazione dei cavalli sui quali Jaime ha condotto le osservazioni. La curva di sinistra è relativa allo zoccolo anteriore. La curva di destra al posteriore. I valori , 54° e 58° sono i più rappresentati nella popolazione. Man mano che ci si allontana verso sinistra o destra il numero di animali cui appartiene una pendenza inferiore o superiore diminuisce. Diminuisce ma ciò non vale a sostenere che la loro conformazione è inferiore o inadeguata. La diversa conformazione è espressione della variabilità nella popolazione. La variabilità è una ricchezza. Una bella osservazione naturalistica di Jackson. Altri dati, ricavati su popolazioni di animali in evidente stato di stress come quelle, ad esempio, dei brumbies australiani debbono essere considerati con cautela.
Alla differente pendenza dello zoccolo deve essere ricondotta la diversa altezza che si “pretende” attribuire ad un tallone. Da sottolineare ancora che la pendenza è individuale come l’altezza e massa della piattaforma posteriore del piede. Altre considerazioni sui possono fare sulla relazione tra altezza e larghezza del piede, massa dell’animale e superficie di appoggio, altezza dello zoccolo e data la velocità di produzione dell’unghia periodo necessario al rinnovamento totale.
La terza falange è un solido approssimativamente triangolare se osservato di lato. Consta di tre lati o facce. Dorsale, articolare, palmare o plantare. Qualsiasi variazione di pendenza della dorsale si riflette sull’angolo di incidenza, o angolo di assetto, del lato palmare con il piano di appoggio. E come potrebbe essere diversamente se si tratta di un solido?
figura 2
Terza falange stilizzata in due diversi assetti. Faccia palmare o plantare parallela al piano di appoggio (nero) e non (rosso). A diversi angoli di assetto b corrispondono diverse pendenze. Ad una variazione della pendenza corrisponde una variazione di assetto ed una eguale variazione di pendenza della corona. a=b=c
Se desiderassimo il nostro solido (con l’angolo compreso tra dorsale e articolare di 105° e l’angolo compreso tra articolare e palmare di 30°) appoggiato e parallelo al piano di appoggio, dovremmo per forza avere l’angolo compreso tra dorsale e palmare di 45°. Mi riferisco ora allo zoccolo del bipede anteriore.
Se siamo liberi dal dogma della dorsale a 45° e della articolare a 30° e lo siamo perché nessun teorema può vincere la osservazione e constatazione di ciò che esiste in natura ci limiteremo a accettare il diverso assetto dimostrato dai vari cavalli, rinselvatichiti o domestici che siano, come a loro proprio. Se ad ognuno appartiene una diversa pendenza perchè forzarli ad assumerne una….
Nella descrizione della recente scarpetta Scoot (anno 2016) ad esempio il costruttore chiede il pareggio dei talloni indicando una minima profondità delle lacune collaterali al fettone cui consegua il parallelismo tra terza falange e piano di appoggio! Pensate quali forzature si continuano ad indurre. Dovessi pareggiare i miei cavalli seguendo quelle istruzioni li renderei immediatamente doloranti e bisognosi della protezione con scarpette. Il costruttore delle scarpette Scoot mette insieme molte affermazioni sensate accompagnate da vere e proprie stupidaggini. Il proprietario è indotto a creare nel piede del suo cavallo forme e proporzioni come se si trattasse di un pezzo di legno da scolpire. Nessuna cautela riguardo alle strutture interne, densità e stato dei tessuti. Si ripropongono come se nulla fosse successo durante questi ultimi venti anni le stesse operazioni che hanno reso zoppi tanti cavalli dopo il pareggio e procurato al sistema Strasser tanti nemici e azioni legali, discredito ed abbandono. Il costruttore e venditore della scarpa conduce di fatto il cliente a costruire uno zoccolo dentro al suo prodotto piuttosto che una scarpa adattabile intorno allo zoccolo. Molti problemi di progetto sono risolti. Sarebbe accettabile dichiarare che la scarpetta si adatta ad un tipo di zoccolo, forzare decantando una forma non lo è affatto). Riporto alcune frasi dalla pagina “sizing”: (…the ideal angle-of the coronet-should be at least 30°, which will ensure the coffin/pedal bone is ground parallel. To ensure that your horse has had a correct trim, this means low heels, no flare ). Etcetera. Le parole low heels di per se non significano nulla. Come vedremo nel prossimo articolo sul “pareggio in pratica” anche le flare non sono armonizzabili o riducibili sempre e comunque. La pubblicità della Scoot può condurre il proprietario ad azioni gravemente lesive.
Ecco delle frasi estratte dalla pubblicità alla scarpetta Scoot:
To ensure your horse has had a correct trim – this means low heels, no flare and bevelled hoof edges and rolled toe:
The heel height should range from 0mm (0″) to a maximum of 15mm (5/8″) from the bottom of the collateral groove to the top of the heel at the heel buttress (this is to ensure that the horse’s frogs have sufficient ground contact)
The ideal angle of the hairline at the coronet should be at least 30 degrees which will ensure the coffin/pedal bone is ground parallel
obvious indicator is the angle of the hairline at the coronet.
The ideal angle should be at least 30 degrees, which will ensure the coffin/pedal bone is ground parallel.
To ensure your horse has had a correct trim – this means low heels, no flare and bevelled hoof edges and rolled toe:
The heel height should range from 0mm (0″) to a maximum of 15mm (5/8″) from the bottom of the collateral groove to the top of the heel at the heel buttress (this is to ensure that the horse’s frogs have sufficient ground contact)
The ideal angle of the hairline at the coronet should be at least 30 degrees which will ensure the coffin/pedal bone is ground parallel
obvious indicator is the angle of the hairline at the coronet.
The ideal angle should be at least 30 degrees, which will ensure the coffin/pedal bone is ground parallel.
… Ad ognuno di quegli infiniti assetti corrisponderà un diverso angolo palmare e gioco forza un diverso angolo di incidenza della faccia palmare con il terreno o piano di appoggio. Mi riferisco sempre per comodità ad un anteriore.
Se dovessimo pensare che non é così noi umani dovremmo calzare scarpe munite di tacchi di altezza diversa o suole di diverso spessore in punta per far assumere a tutti i nostri piedi il medesimo assetto o dovremmo fare ai nostri piedi quello che si pretende fare ai cavalli ovvero lavorarne il tallone al fine di raggiungerlo?
Nelle dissezioni accompagnate dalle note, relative alla capacità e soundness del cavallo prima della morte, la soundness è stata associata statisticamente ad un angolo palmare positivo, all’assetto positivo rispetto al piano di appoggio del lato soleale della terza falange. Il parallelismo invece alla incertezza o alla zoppia. (Bowker, Michigan Sate University)
Anche non volendo considerare valide o veritiere per qualsivoglia motivo questa osservazioni rimane il fatto che durante l’elaterio (per chi ancora crede in esso e la parola “crede” ci sta bene perchè la mascalcia dagli albori fino all’inventore delle scarpette Scoot è stata e resta un atto di fede) i talloni si allontanano uno dall’altro. Magari un pochino. O vogliamo “credere” ad una capsula cornea assolutamente rigida ed indeformabile? Con l’aumento della distanza tra i talloni la parte posteriore del piede si avvicina a terra e la capsula cornea e il nostro triangolo o terza falange se preferite, ruota in senso antiorario. La pendenza della dorsale della capsula si riduce, con essa quella della dorsale della terza falange e di conseguenza essendo essa appunto un solido si riduce l’angolo di incidenza della sua faccia soleare rispetto al terreno. Si riduce dello stesso numero di gradi.
Nel momento di massimo carico e di deformazione dello zoccolo lo scarico della forza peso avviene in modo ottimale se la terza falange (il nostro triangolo) vede la sua faccia soleare parallela al terreno.
figura 3
Zoccolo stilizzato, vista posteriore. Appoggio in movimento e divaricazione dei talloni, deformazione elastica.
Figura 3a
Stesso zoccolo, vista laterale e indicazione dei due diversi assetti di P3, la freccia indica sia la rotazione di P3 che la deformazione elastica della capsula.
Per risultare parallela o quasi al terreno quando il carico è massimo la terza falange deve essere orientata con un certo angolo positivo quando il carico è più basso. Per esempio quando il cavallo è fermo e sullo zoccolo arriva a gravare soltanto la forza peso. La forza che grava sullo zoccolo aumenta considerevolmente quando il cavallo è in movimento.
Dovrebbe essere chiaro che partendo da un assetto pari a 0° a riposo, nel momento di massimo carico il nostro triangolino o P3 assumerebbe un angolo negativo rispetto al piano di appoggio. Questo peggiorando la capacità di trasferimento dei carichi a terra e creando zone di maggiore o minore compressione nel connettivo interposto tra terza falange e suola.
Pensate ad una balestra. Rivolge la sua convessità verso la strada e quando viene caricata la perde, tutta o in parte.
Probabilmente questa situazione viene riproposta ogni volta che, con il pareggio, si pretende di riportare la terza falange parallela al suolo a cavallo fermo. Magari sfruttando una immagine radiografica che per forza di cose si ottiene a cavallo fermo. Perchè il cavallo è, anche se non sempre, in grado di far fronte a questa situazione negativa e nascondere l’errore umano?
Pensando a dove e come la tesi del parallelismo della terza falange con il suolo è stata formulata e continua ad essere difesa vi rispondete da soli. Se il cavallo vive su un terreno penetrabile e non aggressivo e compete su sabbia o erba, può disporre lo zoccolo come meglio crede. La punta dello zoccolo può penetrare nel terreno, riportando la sua pendenza apparente a quella corretta. Una pianura alluvionale tedesca o un prato inglese consentono questo. Meno sostenibile sarebbe la situazione su terreni vari, su pietraie, ghiaia, terreni secchi e duri dove quegli stessi cavalli incontrerebbero maggiori problemi e dovrebbero calzare scarpette o essere ferrati.
Ma veniamo finalmente ai talloni. Sono essi con la loro forma, dimensione, altezza, a reggere la pendenza dello zoccolo. Più basso il tallone minore la pendenza e viceversa. Se è vero che esistono zoccoli più corti e più lunghi, più alti e più bassi, più o meno ripidi, più grandi e più piccoli, come i nostri piedi e le nostre scarpe, assegnare una costante all’altezza dei talloni almeno stona. Per costringere la terza falange ad essere parallela al piano di appoggio saremmo costretti ad abbassare i talloni. Ma di quanto?
Vi propongo un piccolo esercizio di geometria. Guardate la figura n. 4. La base del triangolo é di 6 cm. Ad un angolo all’ipotenusa di 1° corrisponde una altezza del triangolo di 1 mm. Ad ogni incremento dell’angolo di un grado corrisponde un aumento dell’altezza di un millimetro.
1° corrisponde a 1 mm. 2° ” a 2 mm. E così via…questa è una approssimazione che vale per angoli piccoli, fino ad una decina di gradi.
figura 4
Triangolo di base 6 cm. Ad un angolo di 1° corrisponde una altezza di 1mm. E così via. L’approssimazione vale per piccoli angoli.
Ora un esempio.
Scegliamo un cavallo con uno zoccolo lungo 12 cm. Disegniamo un triangolo di base 12 cm. invece che di 6 cm. Ad ogni grado corrispondono ora 2 mm. Guardate i due triangoli simili di figura 5.
Figura 5.
Due triangoli simili di 6 e 12 cm. con altezza 0.5 e 1cm.
Ora immaginiamo uno zoccolo intorno al nostro triangolo lungo 12 cm e altezza 10 mm. Aggiungiamo un oggetto sopra l’ipotenusa del triangolo. Immaginate sia la terza falange.
Figura 6
Sopra il triangolo di base 12 disegniamo un altro oggetto (P3)
Per portare l’oggetto 🙂 parallelo al terreno dobbiamo ridurre l’altezza del triangolo su cui appoggia ( l’altezza dei talloni), di quanto? Dovreste essere in grado di rispondere.
Se volessimo ridurre la pendenza da 5° a zero e il piano su cui l’oggetto poggia fosse lungo 12 cm. dovremmo portare l’altezza del triangolo da 10 mm. a 0 mm. Se prima del pareggio la parete all’angolo di inflessione sporge sufficientemente dal piano della suola il problema è eventualmente limitato ad una sensibilità aumentata o ad una ridotta stabilità su terreno penetrabile. Se invece il parallelismo è ottenuto portando verso 45° la pendenza dello zoccolo oppure ed é lo stesso a 30° la pendenza della corona senza riguardo a ciò che è necessario togliere nella parte posteriore del piede la sensibilità diventa più propriamente dolore. Un conto è ridurre l’altezza della parete (unghia) rispettando la suola altro invadere la suola.
Altra complicazione è determinata dalla perdita dell’arco palmare. La base del triangolo di fig. 6 non è effettivamente un piano ma un arco. Se si ribassa la parte posteriore dell’arco si perde la curvatura. Se si vuole riottenere la curvatura è necessario invadere la suola ai quarti e così via.
Potete comprendere come e quanto la volontà di realizzazione di una idea, in questo caso una pendenza data o un immaginario tallone “basso” possa guidare ad un pareggio distruttivo. La pendenza non è determinata da un punto all’estremità posteriore dello zoccolo. E’ tutta la piattaforma posteriore del piede a contribuire. Tutta la zona dell’angolo di inflessione, le barre. Ma le barre, anche esse mortificate dal coltello, portano via con loro trazione, aderenza, capacità della suola di resistere ad una deformazione eccessiva sotto carico. Eccetera.
Quando volete un “tallone basso” riflettete. Quando un pareggiatore vi dice che il vostro cavallo ha un “tallone troppo alto”chiedetegli perché. Insegue un modello?
Si accinge a entrare nel piano della suola per ridurne l’altezza o la parete sporge da essa eccessivamente? Sono due situazioni molto diverse. Solo nel secondo caso la riduzione dell’altezza della parete ai talloni è probabilmente dovuta (ma in ogni caso prima di ridurla il pareggiatore dovrà chiedersi il motivo del mancato consumo). Nel primo caso il cavallo potrà recuperare la disinvoltura e sicurezza del passo solo in molto tempo. Durante tutto quel tempo potreste credere che il barefoot non fa al caso vostro e sia una cosa sbagliata. Quando il cavallo darà segni di recupero sarà ora di un nuovo pareggio e se la volta precedente avete chiuso gli occhi la seconda saranno i vostri vicini a farveli riaprire. Peccato che incriminato sarà il cavallo ed il barefoot non lo sconsiderato ignorante che avete pagato per causare un danno.
Un conosciuto video di alcuni anni fa della “Scuola Svedese di Pareggio” mostra come uno zoccolo del moncone di una zampa di cavallo risponda con un elaterio maggiore dopo avere ridotto l’altezza ai talloni. Non voglio affermare la praticità ed efficienza di un tallone “troppo alto”. Al contrario. Ma nessuno può chiedere a quel moncone se stava meglio prima.
Il vostro pareggiatore sa riconoscere il piano della suola magari ricoperto da materiale non esfoliato? Non sarebbe opportuno salvaguardare le placche di materiale non esfoliato sulla suola o accettare una altezza dei talloni appena più elevata? Riconosce l’importanza dei vari terreni? Quella della corretta alimentazione e dei problemi causati da uno sbilanciamento, eccessi e carenze? La necessità della disinfezione dello zoccolo ed in particolare del fettone? Vale la pena intervenire su un asse digitale? E se si di quanto varia l’allineamento fra terza e seconda falange se, potendo e avendo materiale a disposizione, riduco la protrusione della parete ai talloni di tot millimetri se lo zoccolo è lungo tot centimetri? Quanto carico un fettone malandato può sopportare e quanto, gradualmente, possiamo riportarlo in gioco considerando la penetrabilità del terreno dove il cavallo vive? Eccetera. Non sono domande o risposte semplici? Coloro che non sanno rispondere studino. Leggere e comprendere gli scritti e gli audiovisivi di Ramey può farvi evitare errori. Il tempo della sperimentazione non è definitivamente finito ma non giustifica l’ignoranza e la maggiore sensibilità dei cavalli ad ogni pareggio. Se siete proprietari infine sarebbe meglio che voi stessi possedeste elementi di meccanica applicata al pareggio, visto che non potete sperare che chi avete chiamato li abbia. E far da voi.