In questa sezione “Laminite” del sito potete leggere qualche cosa su questo argomento centrale che è stato ed è continuamente dibattuto. Se siete colpiti in prima persona perché lo é il vostro cavallo non siete nella posizione ideale per leggere e studiare ma volete risposte immediate e convincenti. Con Jackson e con Ramey successivamente è stata rivoluzionata la tecnica di confronto con la laminite nel suo insieme. Non sono coloro che non la conoscono a potervi aiutare. Semplicemente non hanno successo ed il loro insuccesso é decretato dagli innumerevoli “decessi assistiti”. La laminite non sarebbe la seconda causa di morte fra i cavalli dopo la colica se fosse gestita correttamente. Per i proprietari é difficile controllare l’ansia ed é normale trovarsi disarmati di fronte a persone che crediamo specializzate. I programmi di insegnamento vaghi e lacunosi, assolutamente non aggiornati dei corsi di studio universitari precludono ogni possibilità. A questo si aggiunge l’insieme delle miserie che spesso accompagnano ogni professione. Con le tecniche di riallineamento espresse nel protocollo di riabilitazione Ramey-Taylor accompagnate all’indispensabile cambio di gestione ed alimentazione i risultati sono sicuri. Se avete tempo e riuscite ad avere la serenità necessaria leggete il rapporto della dottoressa Taylor in questa sezione. Solo in casi estremamente gravi è lecito prendere in considerazione l’eutanasia. Sentitevi liberi di chiamare e chiedere aiuto.
Continuando in questa presentazione ed illustrazione inizio elencando sinteticamente tre plausibili cause di laminite sperando di contribuire alla comprensione con ulteriori esempi e considerazioni:
Metabolica. Meccanica? Ipossica?
Non mi vergogno di presentare questa semplificazione tanta è l’ignoranza diffusa ad ogni livello e soprattutto la speculazione di cui sono oggetto questi animali e di loro proprietari. Metabolica quando a causa di un disordine metabolico vengono meno o risulta allentata la forza con la quale sono connesse parete e strutture interne. Meccanica quando, una parete trascurata e troppo lunga con riferimento al piano della suola, viene ad ogni passo “strappata” dalla forza che il terreno esercita su di essa. Ipossica quando allo zoccolo, a causa della ferratura o dello stazionamento su una lettiera morbida con conseguente mancato meccanismo dello zoccolo, viene a mancare un adeguato apporto di ossigeno e/o nutrimento.
La l. metabolica viene indotta o sostenuta da una alimentazione troppo ricca di zuccheri non strutturali contenuti nel fieno o nell’erba o soprattutto nei concentrati, dalla carenza di microelementi (tra tutti è segnalato il rame) che disturbano la cinetica delle reazioni che permettono lo sgancio ed aggancio progressivi della parete e quindi lo scorrimento o crescita dell’unghia. Ulteriormente ogni farmaco, antiparassitario, vaccino, può alterare maggiormente un equilibrio già precario. Nella laminite metabolica mi piace comprendere anche i casi di squilibrio ormonale determinati dalla degenerazione di popolazioni di neuroni che producono dopamina nell’ipotalamo che esitano nella iperproduzione di un ormone chiamato adrenocorticotropo. Questo farà saltare sula sedia molti ma si tratta solo di nomenclatura e definizioni. Tutto l’argomento è particolarmente complesso e nebuloso, l’endocrinologia è una specialità particolarmente difficile e gli esami diagnostici in via di standardizzazione comunque difficili da interpretare. Non c’è spazio per questo in questo sito divulgativo. Sul sito :
http://www.thelaminitissite.org
trovate letture aggiornate. The laminitissite andrebbe studiato in primo luogo dai veterinari piuttosto a digiuno sull’argomento soprattutto dal punto di vista tecnico riguardante il riallineamento della capsula cornea con la terza falange, conditio sine qua non alla riuscita della riabilitazione. Continuando in una semplice chiacchierata…
La l. meccanica ( termine vecchio ed improprio perché comunque subordinata all’ indebolimento della connessione di origine metabolica ) è quella cui possono andare incontro ad esempio i cavalli degli Amish, condotti giornalmente su terreni duri, asfaltati. E’ forse la laminite dei cavalli dei nostri nonni, dei carrettieri. Propria del cavallo ferrato o del cavallo scalzo ma trascurato e alimentato in modo scorretto. Cercate di sollevare con forza una unghia di un vostro dito per comprendere subito quale sensazione prova il cavallo. I cavalli che tirano carichi pesanti sono i maggiormente sollecitati protendendosi in avanti nello sforzo. Meccanica sarebbe la laminite dello zoccolo su cui appoggia il cavallo che ha subito un trauma all’altra zampa.
Infine, se il cavallo vive nelle condizioni di un carcerato, con poche possibilità di movimento, magari su una lettiera permanente soffice ed umida, il meccanismo dello zoccolo è impedito completamente. Meno sangue affluisce e con esso meno nutrimento ed ossigeno rendendo più probabile un allontanamento dalle normali funzioni e l’instaurarsi della patologia. La riduzione del circolo secondo alcuni è la vera causa del problema comunque determinato.
Le cause sono sempre associate tra loro dal comune denominatore rappresentato dalla dieta. Solo in alcuni casi la causa è da ricercare più a monte nella severa intolleranza alimentare o nel mancato controllo ormonale.
Venendo meno il forte legame tra parete ed interno, la capsula dello zoccolo può andare letteralmente “alla deriva”. Perde orientamento e posizione.
E’ stato fatto da Jackson, il seguente esempio: una nave è mantenuta in posizione al molo dalle gomene. Se le bitte o le gomene si rompono la nave continua a galleggiare mantenendo la posizione o perdendola molto lentamente. Ma non appena si leva il vento o aumenta la forza della corrente la nave inizia a spostarsi. Se le gomene si allentano solo da una parte la nave ruota intorno alla posizione originale. Se le gomene cedono lungo tutta la lunghezza della nave la nave si allontana dal molo mantenendosi grosso modo parallela alla posizione originale.
Nel primo caso si ha la rotazione della capsula dello zoccolo intorno alla terza falange, nel secondo caso uno sprofondamento dell’intero cavallo all’interno della capsula. I due movimenti possono comporsi tra loro.
L’immagine della terza falange che abbandona la sua posizione è errata. Più propria è quella della capsula cornea che abbandona la posizione rispetto alla terza falange. La terza falange saldamente connessa tramite articolazione al pastorale rimane nella posizione che gli compete. Pur rendendomi conto della relatività dei riferimenti, è estremamente importante identificare la “nave” nella capsula e non nella terza falange. L’approccio nell’affrontare il problema risulta completamente diverso. La posizione dello zoccolo ferrato appoggiato al terreno e l’immagine radiografica suggeriscono l’interpretazione di una forza esercitata dal tendine flessore su P3 non più contrastata dalla forza con la quale P3 è legato alla parete. Considerando viceversa la parete in allontanamento da P3, a causa della forza applicata dal terreno su di essa, viene spontaneo lavorare immediatamente la parete dello zoccolo accorciandola e finendola in modo opportuno per ridurre al minimo la forza cui essa è sottoposta. (P3, terza falange, coffin bone, triangolare, tante parole con lo stesso significato).
In effetti questo è ciò che viene consigliato da un veterinario o pareggiatore (meglio trimmer o semplicemente maniscalco) che ha abbracciato la logica del movimento barefoot e che segue le linee di guida proposte da Pete Ramey.
Primo, sferrare e rendere tutto lo zoccolo libero, attivo e funzionale.
Secondo, (Pete Ramey -Hoofrehab) scaricare decisamente la parete dalla forza di reazione al peso.
Terzo, riportare drasticamente e repentinamente la dieta a quella che ogni cavallo dovrebbe sempre avere. Fieno di prato naturale polifita scelto tra uno povero di zuccheri prontamente assimilabili.
Quarto, consentire al cavallo il movimento indispensabile alla sua alimentazione.
Quinto, limitare la somministrazione di antidolorifici, antinfiammatori, solo alla quantità necessaria a far si che l’animale continui ad alimentarsi ma senza mascherare il dolore che consentirebbe al cavallo di muoversi sconsideratamente moltiplicando il danno.
Sesto, applicare freddo, soprattutto nella fase iniziale, per localizzare e contenere l’infiammazione. La applicazione del freddo di per sé è praticamente inutile se non si accompagna alle altre misure. Direi fuorviante e fraudolenta, mi si passi il termine, se consigliata come risolutiva strategia propedeutica nel silenzio ed accettazione di un insieme di pratiche di gestione inappropriate alla specie. Non si risolvono i problemi applicando alla zampa del cavallo macchinette refrigeranti o massaggianti confinandolo allo stesso tempo in un box, con o senza i ferri ai piedi, su una lettiera e la mangiatoia colma di cereali.
Settimo, laminiti invernali e segni di degenerazione generale delle funzioni come ipertricosi, obesità e molti altri che trovate descritti esaurientemente nel sito menzionato precedentemente (the laminitissite) vanno affrontate in altro modo e seguite con particolare cura nel tempo da professionisti aggiornati. Le pubblicazioni si susseguono una all’altra.
Zoccoli ferrati, zoccoli ferrati ad intervalli economici, unghie lunghe di animali trascurati, alimentazione ricca e stupidamente inadeguata sono causa di grande sofferenza e morte tra i cavalli. Una sofferenza e morte inutile che può essere evitata con l’abbandono di pregiudizi e tradizioni dettate dall’ignoranza.
Nota per i professionisti. Per quanto riguarda la tecnica, preferisco, personalmente, facendo mia la esperienza di Pete Ramey, distaccarmi dal limite della suola di un quarto di pollice ( 5-6 mm.) e da questa posizione ( non immediatamente dal limite esterno della suola ) iniziare a lavorare cuneo lamellare (lamellar wedge) e parete realizzando un piano inclinato, ma con un angolo riferito al piano di appoggio dello zoccolo maggiore di 20°. Realizzando uno scarico dalla forza peso efficacissimo ma nel contempo lasciando più materiale a protezione della dorsale di P3.
Il link riportato di seguito conduce a lavori di Christopher Pollitt. Lo riporto anche se ho qualche riserva sia sulla sostanza che sui modi di indagine. Non sono d’accordo, rifiuto il sacrificio di cavalli e pony sull’altare della ricerca. Questo riguardo al metodo. Riguardo alla sostanza, da qualunque parte Pollitt si volga, non trova altro che meccanismi inceppati. Ogni volta e per qualche anno si addita ad un nemico nuovo, magari alcuni credono sia quello giusto. Facendo un parallelo, credete di poter trovare un impianto funzionante in un aereo caduto? Questo mi pare sia stato fatto in questi anni nella ricerca sulla laminite. In un comparto così devastato come è quello dello zoccolo laminitico è fin troppo facile trovare “impianti” “out of service”. Far venire il mal di pancia ai cavalli fino ad avvelenarli non è una gran bella cosa. Preferisco l’approccio positivo di J. Jackson che osserva ed identifica cosa NON FA MALE ai cavalli pervenendo in effetti e in definitiva allo stesso risultato. Se la ricerca è intesa a trovare un rimedio per compensare in qualche modo una gestione scorretta, partecipando ad occultarne indirettamente gli esiti, è lontana dall’essere eticamente valida!
http://www.laminitisresearch.org/chrispollitt_contacts.htm
Trovate qui nella pagina “letture” :
“Vaccini e vaccinosi” di Ward DVM sulla relazione vaccinazione e laminite.
Crioterapia e prevenzione della laminite. Favole per sempliciotti.