29 Giugno 2011
Tra i tanti carrozzoni, enti inutili, balzelli odiosi, leggi farraginose, posizioni di rendita, imposizioni, il controllo per la AIE è un freno, una perdita di tempo e danaro per il proprietario di un cavallo. Non è difficile comprendere che più di una categoria realizza un guadagno e non è interessata al benessere animale.
La disobbedienza, consapevole, organizzata e civile è una risposta possibile.
NOTA Ottobre 2012. Il 18 Settembre scorso, trascorsi i due anni di validità, è naturalmente decaduta l’Ordinanza Ministeriale che prevedeva l’obbligatorietà del test sugli equini. L’Ordinanza al momento non è stata rinnovata dal Ministero della Salute e quindi al termine dei due anni dall’entrata in vigore non produce più effetti, almeno sino all’immissione di nuove indicazioni in merito.
Siamo stati derisi e sbeffeggiati in tutta Europa per una stolta applicazione della legge europea sul trasporto di animali vivi. Nonostante una circolare chiarificatrice sono molti a credere o pretendere che un cavallo, o equino in genere, per essere trasportato dal suo proprietario o da un parente o da un amico, senza finalità di guadagno, debba sottostare alla normativa creata per i trasporti generici. Patentini, richieste di idoneità per i mezzi, vaschette raccolta per i liquami inutili (la pipi dei vostri cavalli andrà dappertutto meno che lì), patenti pagate e poi dichiarate inutili, “corsi” ….
Qualsiasi occasione è buona per mettersi in mostra, per agitare la paletta, per sottomettere il suddito.
Alla pagina “benessere animale” troverete la normativa che nazioni più settentrionali hanno applicato o stanno per applicare per garantire agli animali un trattamento migliore.
Italian Horse Protection Association ha realizato un video, “per denunciare l’ignoranza generalizzata sulla Anemia Infettiva Equina che viene ogni giorno dimostrata da ASL e Comuni, il terrorismo psicologico creato da questa ignoranza e l’inutile spreco di risorse del faraonico piano di controllo nazionale. Questo spreco porta con sé il dolore di un animale sociale costretto a vivere in isolamento separato dal suo compagno umano o l’orrore dei viaggi della morte verso il mattatoio”.
L’Anemia Infettiva Equina è una malattia poco studiata e fino a pochi anni fa tutti i cavalli riscontrati positivi venivano immediatamente macellati. Secondo l’Associazione Nazionale dei Medici Veterinari Italiani, “i cavalli positivi presentano un livello di viremia generalmente insufficiente per la trasmissione della malattia tramite insetti ematofagi” quindi i soggetti semplicemente positivi alla malattia non sono, in linea generale, fonte di contagio.
Per questo Italian Horse Protection chiede al Ministero della Salute “di avviare un’opera di educazione degli operatori istituzionali coinvolti e l’abrogazione del Piano Nazionale di Controllo destinando le risorse così risparmiate allo studio della malattia e delle cure per i (pochi) soggetti realmente malati”. (fonte: Agenparl)
L’Anemia Infettiva Equina in Italia / Equine Infectious Anaemia, an Italian story.
La malattia si trasmette attraverso insetti ematofagi (essenzialmente tabanidi) o per via iatrogena (attraverso strumenti veterinari infetti ma più in particolare i casi accertati in Italia di trasmissione iatrogena sono avvenuti attraverso emoderivati contaminati in un unico episodio nel 2006). I test attualmente utilizzati per determinare la positività alla malattia (ELISA e AGID o Coggins) rilevano unicamente l’avvenuto contatto tra il sistema immunitario dell’animale ed il virus. Secondo l’Associazione Nazionale dei Medici Veterinari Italiani, “i cavalli positivi presentano un livello di viremia generalmente insufficiente per la trasmissione della malattia tramite insetti ematofagi” (ANMVI, 25 novembre 2009), quindi i soggetti semplicemente positivi alla malattia non sono, in linea generale, fonte di contagio. Diverso è il caso dei soggetti realmente malati. In Italia abbiamo un piano faraonico di controllo che, pur ridimensionato con l’ultima ordinanza in materia, ha fatto testare nel 2009 più di 200’000 tra cavalli, muli e bardotti con un dispiego di risorse immenso. Circa 300 di questi sono stati riscontrati positivi (Fonte: IZSLT Considerazioni conclusive “Piano di sorveglianza nazionale per l’anemia infettiva degli equidi” – Anno 2009). Dal punto di vista statistico, eliminando i dati anomali, abbiamo una percentuale di positività al di sotto dell’1%. Si stima prudentemente che almeno il 90% dei cavalli positivi non contrarrà mai la malattia e, quindi, non sarà mai una potenziale fonte di contagio. Considerando quanto detto abbiamo un rischio epidemiologico vicinissimo allo zero (per la procedura utilizzata per l’eliminazione dei dati anomali si veda il ns. articolo del 28 gennaio 2011). Tutto ciò significa che ogni anno centinaia di equidi sono stati strappati al proprio compagno umano per avviarli ad un inutile isolamento o addirittura alla macellazione senza che questo comporti alcun beneficio per il patrimonio zootecnico nazionale, creando solo dolore e alimentando paure medioevali basate sull’ignoranza. Tanto per fare una comparazione, si calcola che le percentuali di positività alla leshmaniosi nei cani siano circa del 2600% più alti alla positività dei cavalli nell’anemia infettiva. Ogni ragionevole compagno umano di un cane in Italia attua delle misure di prevenzione alla diffusione della leishmania ma a nessuno potrebbe mai venire in mente di isolare o uccidere tutti i cani positivi, eppure –a differenza della anemia infettiva- i cani positivi alla leishmaniosi sono contagiosi e talvolta anche verso gli umani. Italian Horse Protection chiede al Ministero della Sanità che sia avviata una opera di educazione degli operatori istituzionali coinvolti e l’abrogazione del Piano Nazionale di Controllo destinando le risorse così risparmiate allo studio della malattia e delle cure per i (pochi) soggetti realmente malati.Il 1° ottobre 2012 presso il Ministero della Salute si è svolto l’importante Convegno dal titolo “Anemia Infettiva degli Equini. Attualità e prospettive di controllo a sei anni dalla sorveglianza pianificata”
(English version) – With this video Italian Horse Protection Association wants to denounce the general ignorance the Italian authorities show every day in the regards of Equine Infectious Anaemia, the psychological terrorism created by such ignorance, and the useless waste of resources caused by the huge national control plan. This waste carries with it the suffering of a social animal forced to live isolated and separated by its human friend or the horror of the “death journeys” toward the slaughterhouse. The Equine Infectious Anaemia is a little-researched disease; in fact, up to a few years ago, all the horses found positive to the testing were immediately slaughtered. The disease can be transmitted by blood-sucking insects or due to the use of infected veterinary tools (the only ascertain event of this kind in Italy happened in 2006, due to the use of contaminated blood products). The tests currently used to determine the positivity to the disease (ELISA and AGID aka Coggins), reveal only the occurred contact between the animal’s immune system and the virus. According to the Italian National Veterinary Association, “positive horses present a viraemia level generally insufficient for the transmission of the disease via blood-sucking insects”( ANMVI, 25 novembre 2009), thus positive specimens are not, as general rule, contagious. Really sick animals are different matter. In Italy there is an ongoing control plan about EIA that can only be called huge. Despite being downsized by the last ordinance on this subject, it led to the testing of more than 200.000 horses, mules and hinnies in 2009, with an enormous use of resources. About 300 animals were found positive (source, IZSLT, 2009). By a statistical point of view, if we remove the outliers (statically abnormal results), we have a percentage of positivity well below 1%. More, it is prudently estimated the 90% of the positive animals will never develop the disease and thus will never be a source of contagion. Thus we can conclude that the infection’s spreading potential is almost nil. (For more info about the criteria used to remove the outliers, check our 28th January 2011 article ). All of this meant that every year hundreds of equines have been torn away from their humans companions to be uselessly isolated (if not downright sent to slaughter), without any benefit for the country’s livestock heritage; it just caused pain and fuelled Middle Age-like fears based on ignorance. Just for comparison, the calculated percentage of Leishmania-positive dogs is 2600% higher than the percentage of EIA-positive horses. Every dog caretaker in Italy with a bit of common sense takes the necessary precautions to prevent the diffusion of Leishmania, but no one would ever even think to put down or isolate all the positive dogs. Yet, Leishmania-positive dogs, contrary to Equine Infectious Anaemia-positive horses, are contagious, sometimes even toward humans. Italian Horse Protection asks the Health Ministry to start a campaign of education for the local authorities, and to put an end to the National Control Plan, redirecting the thus-saved resources toward the study of the disease and the research of cures for the (few) really sick animals. See also our article published on 2011, Jan. 28th.
Di: IHP Italian Horse Protection association
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La metodica ELISA ( tratto da Khan Academy – Biology section )
ELISA is short for enzyme-linked immunosorbent assay. It is a method to identify molecules in a solution.
In the most common form, antibodies with known specificity are attached to a plastic surface, usually a plastic tray with several wells in it. A liquid solution is given into the wells. If there is a molecule that is recognized by the antibodies in the liquid, it binds to them. All the other molecules have no partner to bind to and stay in the solution. The solution is then washed away, so that only the antibodies and the molecules bound to them remain. A second solution with antibodies is added, which recognize the same molecule as the first one and they are coupled with an enzyme (the enzyme in enzyme-linked – here it is!). These second antibodies bind to the molecules already attached to the first antibody like the bread in a sandwich: first antibody – molecule – second antibody. This is why the most common method of doing an ELISA is also called Sandwich-ELISA. Of course, the second antibody can only bind if there is actually a molecule already bound to the first antibody, Unbound antibodies are washed away and a substrate is added to the wells, which is changed by the activity of the enzyme coupled to the secondary antibody. Naturally, this change is dependent on how many enzymes are there, which is dependent on how many secondary antibodies did bind to a molecule, which is in turn dependent on the amount of molecules that were in the original solution and did get attached to the first antibody that is attached to the plastic surface and kept the molecule in place for this whole procedure.
So, not only can an ELISA show that there is a specific molecule in a solution (does the substrate change at all), it can also show much of this molecule is there (how much does the substrate change).