Questo é un sito dedicato alla Igiene Veterinaria. Il link che vi propongo alla fondazione Veronesi tratta di Igiene Umana. Alimentazione, movimento…. La gestione naturale ed il rispetto per gli animali sono resi possibili e legati a filo doppio al nostro stile di vita. All’immagine che abbiamo di noi stessi ed alle aspettative. Chi accetta di vivere, consapevolmente, come in un allevamento intensivo non ha speranza di diventare un buon proprietario di cavalli. Il primo passo é rendersi conto di come le pretese difficoltà di cambiamento in meglio, per uomini ed animali, siano in realtà funzionali alla ricerca di un compromesso apparentemente comodo ma letale per la nostra salute.
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Due brevi articoli di Umberto Veronesi.
La storia viene dalla normalità della provincia, Carpi in Emilia. I macellai hanno lanciato un’iniziativa benefica: venderanno carne e salumi in piazza e doneranno il ricavato al reparto di pediatria dell’ospedale Ramazzini, seriamente danneggiato dal terremoto di un anno fa. In inglese, hanno battezzato l’iniziativa «Butchers for Children» (I macellai per i bambini) e l’hanno accompagnata con uno slogan che non ha nulla di scientifico: “La ciccia fa bene ai bambini”. M’ispira un sordo disagio pensare che si possa legare un’iniziativa benefica alla morte degli animali, e capisco che siano divampate le polemiche degli animalisti e dei vegetariani. Io non desidero entrarvi, ma mi chiedo con tristezza perché tutte le volte che si delinea la contrapposizione, si parla della “libertà” di scegliere se mangiare o non mangiare carne.
Non si parla mai, invece, di una ben più importante libertà: quella di non essere mangiati. Vale a dire, del diritto alla vita per esseri che invece facciamo venire al mondo solo per farli diventare cibo. La maggior parte dei pulcini maschi vengono tritati vivi appena sgusciano dall’uovo, e vanno a fare concime. Ai pulcini femmina invece si taglia il becco, e si rinchiudono in gabbie strettissime dove in due mesi o poco più diventeranno un simulacro di gallina.
E’ solo un orribile esempio, potrei andare avanti per centinaia di pagine a raccontare come si torturano gli animali che poi vengono abbattuti per le nostre esigenze, che si tratti di trasformare in giaccone la loro pelle o in bistecca la loro carne. Non sono consapevoli di dover morire? Non a livello razionale. Ma parlate con qualunque addetto ai macelli, e vi racconterà il terrore che invade i buoi o i capretti molto prima di essere giunti alla camera della morte. Coi loro finissimi sensi, molto più sviluppati dei nostri, gli animali percepiscono il massacro a cui vengono condotti, e ne provano un’indicibile angoscia.
Io, cresciuto in una cascina dove vedevo pulcini e vitellini e non mi sapevo adattare all’idea che poi venissero uccisi, sono vegetariano per scelta etica. Non ho mai accettato la visione utilitaristica della Bibbia circa gli animali, quel passo della Genesi in cui Dio dà in potere dell’uomo tutti gli altri esseri, e aggiunge: “Tutto ciò che si muove e ha vita vi servirà da cibo; io vi do tutto quanto, come l’erba verde.” So qual è l’obiezione logica sempre ripetuta: se l’uomo non potesse servirsi degli animali, essi nemmeno nascerebbero, o ne nascerebbero assai di meno.
E’ un’obiezione che non mi sconcerta, anzi trovo che l’ipotesi di una netta diminuzione degli animali sia perfettamente in sintonia con i più recenti studi scientifici. L’umanità non morirebbe di fame, anzi. Tecnicamente sarebbe possibile nutrire tutta l’umanità, se si fa la scelta vegetariana. Mangiare carne non è necessario, e una dieta in cui sia assente non è per nulla nociva alla nostra salute, purché condotta in modo equilibrato.
Ma c’è dell’altro. La scelta che dobbiamo fare è tra nutrire gli uomini e nutrire gli animali per consumarne la carne. La seconda scelta è la più costosa, ed è di gran lunga la meno sostenibile. Vi sottopongo un solo dato, ma molto convincente: un chilo di carne sulla nostra tavola ha richiesto 20mila litri di acqua, proprio quel cosiddetto “oro azzurro” che oggi noi impieghiamo e sprechiamo con la massima tranquillità. Se non sapremo o non vorremo correggere un modello di sviluppo sbagliato, le conseguenze saranno guerra, fame e desertificazione.
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Un popolo può migliorare la propria cultura e quindi il livello di civiltà e democrazia, migliorando l’alimentazione. Nel 1862, il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach scrisse il saggio per cui viene ricordato (a torto, secondo me) come un materialista: «Il mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia». Il filosofo tedesco sosteneva che esiste un’unità inscindibile tra psiche e anima, e che per pensare meglio dobbiamo alimentarci meglio. Ora, io non ho intenzione di entrare in una discussione filosofica, ma credo che una buona alimentazione faccia una buona salute, ivi compreso il buon funzionamento del cervello. Nella buona alimentazione, caposaldo della prevenzione, devono entrare molti vegetali e poca o nulla carne. Io sono un vegetariano convinto per ragioni etiche (non mi va di soddisfare la gola a spese del dolore e della morte di altri esseri viventi) ma nel fare queste affermazioni mi baso su ragioni scientifiche più che accertate. Noi siamo circondati da sostanze inquinanti, che la sensibilità collettiva ritiene ormai il più grande rischio per la nostra vita. Sono sostanze nocive se le respiriamo, ma lo sono molto di più se le ingeriamo. Consumando carne, ci mettiamo proprio in questa situazione, perché dall’atmosfera queste sostanze ricadono sul terreno, entrano nell’erba mangiata dal bestiame, si accumulano nei suoi depositi adiposi, e infine arrivano sul nostro piatto quando mangiamo la carne. Una sostanza tossica è molto più pericolosa se viene ingerita piuttosto che se viene respirata. Io porto sempre l’esempio del gatto, che è l’animale più colpito da cancro. I ricercatori che hanno indagato su questo fatto, hanno scoperto un perché che ci deve trovare molto attenti: il gatto infatti ha per sua abitudine quella di «lavarsi» leccandosi il pelo, che è impregnato di sostanze tossiche e cancerogene cadute sul terreno. Con il suo continuo leccarsi, il povero micio introduce queste sostanze nel suo organismo, rimanendone vittima.
L’inquinamento ambientale è un rischio soprattutto per le sue conseguenze sulla catena alimentare, e ogni tanto ci sono notizie alle quali bisognerebbe dare molta più attenzione. Una recente viene dal dipartimento di alimentazione umana dell’Università di Pavia: in una ricerca su 230 puerpere, è stato trovato che nel 40 per cento di esse il latte conteneva l’Ochratoxina A, che è un possibile agente cancerogeno, e che nel latte di una di queste mammine, intenzionata ad allattare la sua creatura, c’era addirittura l’aflatossina, la potentissima sostanza cancerogena che si trova a volte anche nel mais. Non posso qui non ricordare che il mais ogm, cioè geneticamente modificato, riesce a difendersi dal parassita piralide e dai funghi infestanti veicolati proprio da questo parassita, i quali a loro volta producono micotossine, una delle quali è la temibile aflatossina.
U.Veronesi