Qualche mese fa é mancato Antonio Broglia. Lo ho saputo con un certo ritardo e dopo qualche tempo ancora non ne ho accettato la fine. Oggi dopo una lunga sosta che a lui sarebbe dispiaciuta ho attaccato il mio Schnappi e il ricordo…
Lo conobbi una decina di anni fa quando portai i miei cavalli Funny e Schnappi al Cinghio. Volevo introdurli agli attacchi e non sapevo come fare. Mi fu indicato come persona di grande esperienza dal “Gruppo Italiano Attacchi”. Scopersi subito quanto fosse vero. Aveva anche a disposizione un quasi infinito deposito dove si poteva trovare immediatamente la soluzione a qualsiasi problema, carrozze, finimenti ed accessori. Comprai da lui tre carrozze e non ho mai avuto un problema. Quando lo ho tradito, per comperare lo stesso materiale che sapevo bene avrebbe criticato per un motivo o per l’altro, me ne sono dovuto liberare. Quando arrivai al Cinghio feci scendere i cavalli, che erano liberi sul trailer, sul suo piazzale senza capezza e senza perderne il controllo. Ne fu sorpreso e contento. Il giorno dopo mi chiese di dimostrargli quel che i giovani sapevano fare. Una volta fatti due giochi Parelli nel suo tondino coperto licenziò l’assistente che stava arrivando carico di materiale da doma con la frase, “porta via tutto che qui non serve nulla, porta i finimenti da attacchi e le redini lunghe”. Lo dovette dire due volte. Lo stesso giorno tiravano il pneumatico e il giorno dopo erano attaccati. “Comincia Lei sig. Broglia?”; “No, Lei non ha la mia stessa voce, io la osservo da qui e La correggo”. La voce, Gi, La, Alé, Indré, Op…Faceva dell’altro, mille altre cose ma chissà come ti arrivava la correzione che aspettavi. In campo e poi per strada, dopo una settimana a casa con i miei cavalli di tre anni e 1 tonnellata l’uno. Scalzi naturalmente e Broglia non fece una piega, mai. Unica cosa, dopo poco, abbandonai il Liverpool per una capezza del dr. Cook. Non che non conoscesse le capezze, mi ha lasciato scoprire in seguito e forse a molti di quelli che credono di averlo conosciuto non ne ha mai dato possibilità, che aveva capezzine anche in tasca e se ne vedeva una leggermente diversa ad una fiera si incuriosiva e la provava appena poteva. Si, usava le capezze e i suoi barbagiani erano senza ferri. Pareggiai la sua pariglia pochi minuti prima che entrasse in campo alla prima “Roma Cavalli”. Si fidava Antonio e mi chiese di andare al Cinghio per una dimostrazione ed una introduzione al barefoot. Chissà perché, non la organizzai mai. Ora, come sempre accade mi pento di non averlo frequentato di più e so che nessuno mi potrà mai più parlare di cavalli, di attacchi e finimenti con la stessa conoscenza e passione. Su uno dei pannelli descrittivi della mostra dedicata agli animali nella Grande Guerra che inaugurerò a Longarone il prossimo 9 maggio é scritto: “Il cavallo civile lavorava spesso senza imboccature o con le redini posate, il contadino o boscaiolo aveva infatti le mani impiegate altrimenti e “parlava” all’animale. Al contrario, i cavalli dei signori o da carrozza portavano imboccature più o meno severe”. Antonio Broglia, commissario tecnico nazionale attacchi. Ho tolto anche quella ai miei cavalli da tiro e Broglia, come per la ferratura, non fece una piega. Sorrise.