Letture

Leonardo de Curtis (Ipparco) nella AHA

Ipparco é ufficialmente “certified trimmer” della American Hoof Association. Di seguito la breve biografia visibile sul sito della associazione. Complimenti ed Auguri Leo!!!

I was born in Germany in 1984 and moved to Italy with my parents in 1987. Since childhood, I was fascinated by Nature and Science, and loved to observe plants and animals. My parents always encouraged this attitude. I attended public schools in my hometown, Modena, and graduated from High School in 2004.
Meanwhile, in spring 2003, I was given a horse by a family friend who didn’t want it anymore.
Being completely ignorant about horses, I started to study everything I could find about them and questioning things, including shoeing. At first I was fascinated by farriery, but soon started to feel uncomfortable with iron shoes.
At the same time I was learning to ride and care for this horse, Pallina, I also started to study Physics at Modena University. Day after day I was learning things that told me horseshoes weren’t very healthy for my horse. But what were the alternatives?
In late 2005 some friends of mine attended a seminar about Natural Boarding and Barefoot hoofcare, and decided to pull the shoes on their horses. Very skeptical at the beginning, I observed very carefully those hooves and how they changed. The philosophy was interesting, but could it really work?
In 2006 I decided to give it a try. The trimmer who came at the beginning to pull the shoes and trim her messed up, and out of three trims, two lamed Pallina quite seriously. So I decided that I could lame her by myself and started to study about hoof trimming. I started from Jaime Jackson’s HOG, went through Lapierre’s “Chosen Road” and finally stumbled upon Pete Ramey’s website, hoofrehab.com.
Here, for the first time, things started really to tick in my head. Pallina’s feet started to look and work better, and friends started to ask me to help them with their horse’s feet. What started as a hobby became more involving and rewarding month after month, and in 2011 I started to do it professionally, even if only in my spare time. Meanwhile I’m trimming around 100 horses on monthly basis, have earned a good experience in managing problem hooves and nutritional issues, and in boot fitting. Next step would be to make it my main job, and that’s one of the reasons I wanted to become AHA member.
I firmly believe the most important tool to work successfully in general, and with horses in particular, is knowledge. That’s true for the Hoofcare Practitioner, but for the Horseowner as well. For this reason in the last years I’ve spent quite a lot if time studying and trying to raise awareness about the advantages of natural boarding and hoofcare, writing articles, translating texts and giving advice to people (and horses) in distress. Becoming AHA member was the inevitable, natural next step in this process.

Tomas Teskey, etica e filosofia

Dal numero 54, primavera, di “The Horse’s Hoof. Per concessione dell’autore o meglio per amicizia e grazie alla bella traduzione di Fabrizio Gennenzi.

Franco ecco la traduzione di Tomas Teskey, in effetti è ben difficile. E’ sempre bello trovare le proprie parole nella bocca di altri, da la vaga sicurezza di non dire troppe fesserie… sorprende sempre l’uso di stesse parole, coniate per cercare di dar forma a sensazioni, utilizzate da altri

Fabrizio Gennenzi

2014: tempo di entrare in connessione – l’intuito di un uomo che ascolta i cavalli
di Tomas Teskey, veterinario

Approccio questa conversazione senza una mia idea personale, piuttosto seguendo i suggerimenti dati dai cavalli. Amici e familiari sono rimasti scioccati la prima volta che hanno seguito uno dei miei seminari: “Ti ho sempre visto tranquillo e riservato, per tutta la tua vita, ma vederti parlare di cavalli e lavorare su di loro è qualcosa di totalmente differente.”

Uno dei primi consigli che ricevetti alla scuola di veterinaria fu quello che mi diede uno dei veterinari del posto, nel recinto dei bovini: “prenditi qualche minuto e osserva soltanto”. Così restammo tutti immobili ad osservare tentando poi di tradurre in parole ciò che avevamo visto negli animali. Poi dovemmo sottoporre le sfortunate creature a ogni tipo di valutazione, misurazione, considerazione fossimo in grado di fare, sia con le mani che con svariati altri strumenti.

Ed è questo l’approccio che preferisco: osservare e ascoltare. Gli animali informano il loro ambiente su ciò che E’. Faremmo meglio a renderci conto che tutto ciò che desideriamo o abbiamo bisogno di conoscere di una cosa è in quella cosa stessa. E allora è davvero bello rilassarsi e aver fiducia: per conoscere i cavalli tutto ciò che ci serve è ascoltarli.

Sono stato un pessimo ascoltatore per quasi tutta la vita. Questo come risultato di alcune relazioni e circostanze passate, e emergeva da quel che raccontavo. Ho scelto di aprire un nuovo capitolo adesso, uno in cui tengo in considerazione ogni cosa intorno a me, in cui confido che il mondo mi fornisca ciò di cui ho bisogno, in cui sono in armonia e flessibile, in grado di comprendere le cose.
Tutti gli animali, specialmente le persone che ascoltano i cavalli, mi hanno suggerito relazioni che mi hanno aiutato a mettere in connessione, fare qualche respiro profondo e guardarmi intorno, accettando il dono della consapevolezza di ciò che E’. Questa consapevolezza è una semplice, nitida, preziosa sensazione. Priva di giudizio, intimamente connessa con il tutto, mi aiuta a trovare queste parole adesso, in questo eccitante Anno del Cavallo.

Molti di noi negli anni hanno cercato di sviluppare teorie su come funzionano le cose, perchè funzionano in quel modo, su cosa possiamo fare perchè funzionino nel modo che noi vorremmo. Le teorie sono sempre il modello di come una cosa funziona, enormemente semplificato rispetto alla realtà. Spesso confondiamo la teoria con la realtà perchè ci piace pensare che siamo intelligenti e conosciamo le cose. Questo cammina di pari passo con l’essere un cattivo ascoltatore. Le teorie sono utili e sempre modificabili, ma dopo di uno di quei respiri profondi e guardandoci intorno oggi ci si può chiedere: quanto modificabili? Ci aggrappiamo testardamente a tradizioni che causano dolore a noi stessi e al nostro mondo. C’è una grande sofferenza nei nostri animali, nel nostro ambiente, in noi.

Imparando a percepire di più, in quest’Anno del Cavallo, possiamo temere meno l’ignoranza e confidare in una maggiore saggezza chiedendo ai cavalli cosa è vero per loro. Spesso restiamo legati a vecchie storie, che non hanno riservato felicità a nessuno di noi. Ora più che mai abbiamo l’opportunità di trasformare tutto questo in modo profondo e gioioso.

Ti sarebbe d’aiuto vedere il mondo per ciò che è?

I cavalli sono animali sociali, concentrati sulle relazioni con gli altri della loro specie. Non hanno un senso dell’”IO” come lo intendiamo noi, per la natura della loro evoluzione di animali che si muovono in branco, mangiando erba e essendo predati da carnivori da millenni. Sono creature passionali, un momento calme e esplosive un attimo dopo. Sviluppano strutture gerarchiche nella mandria, mostrando competitivi comportamenti di sopraffazione, che potremmo definire litigiosi e aggressivi, persino manipolativi. Non si lamentano della loro posizione gerarchica nella mandria, per loro è sufficiente essere NELLA mandria. Il branco è una sana comunità che incarna la consapevolezza di questo voler essere connessi.

Ascoltare i cavalli ha reso più facile il mio lavoro. Mobili e dinamici nelle loro mandrie, scorrono sul paesaggio come un gruppo di pesci nel mare o uno stormo di uccelli nel cielo. Questa dinamica lascia pochi dubbi circa la loro abilità di comunicare energeticamente tra di loro e con ciò che li circonda. Ascoltare i cavalli si è trasformato in puro piacere, una volta messa da parte la lista delle cose da fare, non pretendendo nulla da loro. La mia realtà non deve essere la loro quando ascolto:

Comprendo queste risposte senza domanda?

Fluendo con passione e saggezza nell’esprimermi,

Mangiando verdi cose crude, scalciando l’acqua lì sotto,

Creando una connessione col fuoco che conosci?

Cosa guadagniamo dall’ascoltare i cavalli? Forse l’istinto di entrare in relazione l’un con l’altro? Perché ascoltare i cavalli per conoscere meglio noi stessi?

Per i cavalli la Connessione è tutto: l’un con l’altro, con la terra, le altre creature, noi. Abbiamo messo a fuoco l’opportunità di ascoltare. Siamo consapevoli che potremmo essere stati invitati a creare questa opportunità? Consapevole della saggezza del cavallo troveresti umiliante essere invitato da loro a giocare, lavorare, vivere? Ameresti percepire questo , e sentirti amato nel farlo? Ora è il momento di ascoltare. Ora è il momento di creare.

Ascoltare i cavalli implica l’osservarli, notare cambiamenti nel loro comportamento, riconoscere i loro cambiamenti fisici, e fare attenzione a tutto ciò che nella gestione migliora la loro condizione.

Per essere più precisi, ascoltare comporta vedere cosa è vero e da lì partire per creare. Quando approcciamo alla relazione con una lista di cose da fare e avendo bisogno di relazionarci, tendiamo a forzare i nostri partner. I cavalli, i loro proprietari e un sacco di persone a questo mondo si comportano in questo modo, ma non gioiosamente e non facendo in modo da essere complementari nel reciproco benessere. I cavalli incarnano il valore dell’ascoltare noi stessi. Partendo dall’ascolto possiamo fidarci dell’altra persona, o del cavallo, nella loro espressione reale e creare qualcosa di più grande di noi stessi. I cavalli son davvero felici di esistere e vivere e lavorare e giocare con i loro sensi, la loro psiche e il loro corpo intatti. L’ho scoperto ascoltandoli in differenti situazioni e essendo disponibile a ascoltare. Ad esempio non ha senso per un cavallo essere isolato, messo in un box, confinato, ferrato, montato con imboccatura e speroni, con attrezzature basate sul dolore, legato, montato con durezza o girato interminabilmente alla longia. Queste pratiche provano che non siamo attivamente all’ascolto, ma imponiamo il nostro modo, non rispettando e disgiungendoci.
Ripeto: ascoltare i cavalli implica l’osservarli, notare cambiamenti nel loro comportamento, riconoscere i loro cambiamenti fisici, e fare attenzione a tutto ciò che nella gestione migliora la loro condizione:

– Cavalli ferrati che precedentemente si mostravano non in forma, depressi, divengono sani e tonici sui loro piedi sferrati con le cure di un esperto pareggiatore

– Cavalli ansiosi, obesi e diabetici, si trasformano in atletici e sicuri performer tramite un’appropriata dieta a base di fieno, erba e spazio per muoversi in gruppo con altri cavalli.

– L’uso di una redine senza imboccatura o una capezzina trasforma cavalli sempre fuori mano, incontrollabili, che sgroppano o pesanti, in partner curiosi e coinvolgenti, più leggeri e elastici che mai, desiderosi di accontentarci senza nulla nella loro bocca. Scuotimenti della testa, problemi di respirazione, andature goffe e disfunzioni digestive possono essere alleviati eliminando il metallo dalla bocca del cavallo.

Cavalli destinati all’abbattimento a causa di problemi al navicolare “miracolosamente” guariscono al momento che i ferri, causa della loro malattia, vengono rimossi, consentendo ai loro zoccoli deformati di tornare a espandersi, il sangue a circolare, esfoliare i tessuti morti, percepire il terreno e adeguarsi ai suoi cambiamenti.

– Cavalli asociali e acidi a causa della loro ulcera cronica diventano disponibili e amichevoli una volta spostati dal box a una situazione di mandria. Le loro ulcere guariscono senza intervento medico alcuno.

– Cavalli che si oppongono alla mano, o che mostrano evidenti asimmetrie fisiche o nei loro zoccoli, cambiano sorprendentemente sotto ogni aspetto quando i loro incisivi, lunghi e arcuati, vengono bilanciati, consentendogli non soltanto di di masticare correttamente, ma consentendo alla totalità del loro corpo  di equilibrarsi per la prima volta dalla loro infanzia. Senza brucare quasi ogni cavallo domestico finisce col presentare incisivi non bilanciati, portando al disallineamento dell’articolazione temporomandibolare e dozzine di differenti problemi di salute.

– Cavalli destinati all’eutanasia a causa di una laminite acuta o cronica, guariscono completamente quando gli viene consentita la libertà di movimento in branco, un’Appropriata Dieta, l’uso di scarpette e solette, e il pareggio eseguito da mani esperte.

– Cavalli precedentemente sensibili a ogni virus e parassita intestinale, con frequenti episodi di coliche si liberano del veterinario, presentano un manto lucido e “molle ai piedi” quando gli viene consentito il libero accesso a un cibo a base d’erba a alto contenuto di fibre, poco amido, col supplemento di vitamine e minerali a compendio del foraggio precedentemente testato.

– Rinunciare alla vaccinazione annuale migliora la funzione immunitaria, riduce le infiammazione negli zoccoli (laminiti) e evita seri effetti collaterali a livello neurologico. Gran parte dei vaccini persistono almeno nove anni nei cavalli, alcuni proteggono per tutta la vita.

Il momento magico nella tua relazione con gli altri e con i cavalli si manifesta quando ti senti in connessione e in ascolto, e raggiungere questo stato comporta l’affidarsi a ciò che vero piuttosto che essere impositivi o accondiscendenti con gli altri. La verità è che sia tu, che le persone della tua comunità, sia i tuoi cavalli meritate di vivere con completezza e felici, e TU sei quello che tiene le redini della situazione. La menzogna è che tu non lo meriti e sei destinato a essere una vittima delle circostanze, senza relazioni, legato al giogo. Semplicemente non possiamo togliere valore al nostro benessere o quello degli animali e dell’ambiente e aspettarci di essere felici. Dentro ognuno di noi c’è la brama di connessione e di esserne degni.

Durante quest’anno il solo ascoltare i cavalli potrebbe rivelarsi non bastare. Ci sono molti diversi gruppi di cavalieri che amano passare tempo insieme che hanno lamentele e hanno bisogno di essere ascoltati. Tutti noi possiamo migliorare la nostra capacità d’ascolto e continuare a operare per fornire una migliore alimentazione, habitat, cura dello zoccolo e horsemanship. Sii il cambiamento che vorresti vedere nel mondo, dando l’esempio. Sii disponibile alle domande da parte di coloro alla ricerca di quel che sai essere “la migliore relazione in assoluto” con i tuoi cavalli. Informati, rispettosamente, sul motivo per il quale sentono la necessità di ferrare, dell’imboccatura o degli speroni, della sovralimentazione con cereali o la sovravaccinazione, fino a comprendere che vengono mossi dalla paura quando impiegano questi metodi. Chi sei tu per scagliare la prima pietra quando noi tutti abbiamo continue opportunità di ascoltare e imparare e creare la miglior cosa di sempre? Rimani sempre aderente a ciò che SAI invece che a ciò che TEMI, e poi lavoraci su GODENDOTELA come uno stile di vita.

Devo ringraziare il mio amico e medico personale, K.F., come tanti altri nel mondo dei cavalli, per avermi guidato nella mia crescita personale. Il mio più profondo apprezzamento va a coloro che che mostrano la loro passione, nei modi più svariati.

Auguro a te e ai tuoi cavalli di essere in connessione oltre le più estreme ambizioni. Se senti che posso esserti d’aiuto o supporto nella tua esplorazione di queste opportunità sarei contento di aver tue notizie.

Tomas Teskey, medico veterinario in Arizona, U.S.A.

HorseShoe e protezioni permanenti, critica.

Nel mondo del barefoot e non solo non si fa altro che parlare dei nuovi profili della Easycare, EasyShoe.
Superficialmente possono apparire una grande vittoria per il barefoot. Non credo.
Certo é innegabile che un profilo in gomma sia tecnicamente migliore rispetto ad un pezzo di ferro dolce o alluminio inchiodato se non altro per la possibilità che ha lo zoccolo di muoversi e deformarsi elasticamente sotto carico.
Il peso scarso dei profili in gomma non interviene modificando la dinamica del movimento.
Ma che dire dell’Igiene? Le colle, l’occlusione, l’umidità.
Come e meglio del ferro inoltre il materiale plastico può contribuire all’occultamento di eventuali problematiche serie. Si rinuncia allo zoccolo quale indicatore della condizione di salute e capacità atletica, (leggete la traduzione dell’articolo della campionessa di endurance Darolyn Butler “lo zoccolo quale indicatore della condizione” su questo sito nella pagina letture).
Considerate soprattutto la preparazione per la applicazione dell’horseshoe. Un accessorio fa perdere di vista necessità e rapporti fra le parti che vengono sacrificati per la realizzazione della sua buona tenuta. Il lavoro del podologo ritorna ad essere quello del “pareggio” con la creazione di un piano e/o lavorazione delle superfici funzionale non alla resa diretta della performance da parte dello zoccolo naturale ma alla successiva applicazione del profilo.
A chi è utile l’horseshoe?
Al cavallo o al proprietario?
Quale riabilitazione è migliorata dall’applicazione di un accessorio permanente piuttosto che dalla scelta oculata del terreno di esercizio e dall’utilizzo combinato della scarpetta e delle solette?
Non sentite odore di fregatura? Preparazione, colle, profili costano e rendono. E rappresentano una rendita visto che l’animale probabilmente grazie ad esse non sarà mai in grado di “far da sè”. Il profilo in gomma creerà dipendenza come il ferro, per cavallo e proprietario.
Gli accessori gettati dalla porta rientrano dalla finestra.
I proprietari possono utilizzare la bestia.
Il “pareggiatore” o maniscalco lavorano.
Il mercato rende.
…….Qualche cosa dobbiamo venderti e nello stesso tempo ci manteniamo indispensabili….
Questo é un serio ostacolo per la diffusione della filosofia e pratica ironfree il cui cardine e gratificazione sono la “ricerca del limite ed il suo continuo superamento con l’allenamento”. (Reinhold Messner, leggete il parallelo fatto nel vecchio articolo “Horses Stories, Funny and Schnappi” pagina pubblicazioni).
Perché attendere o faticare o limitarsi? Il cavallo rimane un attrezzo da adattare suo malgrado alle necessità “impellenti” del momento.
Perché migliorare i campi, i fondi, se tanto c’è il ferro?
Perché spendere e faticare se tanto c’è l’horseshoe?
Perché curare l’Igiene? Si può rimanere ignoranti in un ambiente trascurato.
Non escludo possano esserci occasioni di applicazione e io stesso lo preferirei al ferro se mi ci costringessero ma ritengo che l’horseshoe sia un accattivante parente prossimo del ferro (infatti si può anche inchiodare e strizza l’occhio a tutti, basta far cassa) e non una evoluzione e possibilità per il barefoot ed i barefooter, come qualsiasi altra protezione permanente. Scarpette incollate comprese. Unica eccezione credo sia il cast (benda di immobilizzazione ortopedica) che per sua natura e campo di applicazione é la quintessenza della protezione temporanea applicabile professionalmente.

Articolo collegato: cerca in questa sezione “Scarpette e solette”.

Testimonianze. Luca Moneta

Luca Moneta in questo articoletto che ho trovato su Facebook (non sono su quel social network) descrive modalità di avvicinamento al cavallo utili ed efficaci che ha mutuato da Parelli. All’imboccatura si accenna appena ma l’insieme è propedeutico al suo abbandono. A coloro che vedono sempre e solo negativamente il rapporto con l’animale nello sport e nel tempo libero credo di potere rispondere che non è tanto importante cosa si fa quanto come lo si fa e come si arriva a farlo.

DICE LUCA MONETA
Cosa è per me il metodo naturale. Difficile riassumerlo in poche parole, nè potrei farlo meglio dei miei maestri i quali conoscono ed hanno percorso questa strada tanti anni prima di me. Partiamo da un presupposto fondamentale: con i cavalli l’unica via naturale sarebbe quella di stare seduti in un pascolo ad osservarli. Detto questo se vi trovate qui con me è perchè anche a voi piace terribilmente salire sulla groppa di questi meravigliosi animali e la cosa che piu’ vi diverte è affrontare degli ostacoli…insieme a loro….in tutti i sensi…ed è qui che parte la mia ricerca del metodo “piu’” naturale possibile per farlo, giocando insieme a loro e cercando di non rovinarne spirito, mente e fisico.
I PRINCIPI DEL “JUMPING NATURALLY”
E‘ il principio ispiratore del mio “lavoro” coi cavalli. Vuol dire che l’obiettivo non è il risultato, ma il percorso che seguo per ottenerlo, che deve essere appunto “naturale”. Vuol dire relazione col cavallo prima di ogni altra cosa, e quindi conoscenza, amicizia, affiatamento, complicità, gioco prima di tecnica, rispetto prima di obbedienza, equilibrio emozionale prima di fisico. Credo sia quest ultimo l’aspetto che nel mondo del cavallo sportivo viene troppo spesso sottovalutato. Ho avuto la fortuna di conoscere e collaborare con alcuni tra i piu’ bravi trainer e horseman al mondo, e grazie a loro ho capito che la sfera emozionale dei nostri cavalli sportivi è quella maggiormente sottoposta a stress e purtroppo anche quella meno monitorata e curata. Sono convinto che gran parte degli infortuni nei quali incorrono i nostri cavalli abbiano una causa profonda nel disagio emotivo che sono costretti a vivere dovendo adattarsi ad una vita che per loro è tutt’altro che naturale: gare, barrage, premiazioni, viaggi, vita solitaria. Personamente ringrazio ogni giorno i miei cavalli per quello che mi offrono e per l’opportunità che mi danno. Ed è per loro che sto cercando di evolvermi, di capire quale sia la strada piu’ naturale da percorrere insieme, rimanendo in ascolto delle loro emozioni e dei loro pensieri, con la consapevolezza che non mi basterà una vita per riuscirci e con la speranza di poter condividere questo mio percorso di ricerca con tutti coloro che come me vogliono lasciare la mente e il cuore aperti agli insegnamenti che questi meravigliosi animali ci offrono. Approcciarsi alla disciplina del salto ostacoli in modo naturale non vuol dire usare una capezza al posto del filetto. Vuol dire semplicemente imparare un nuovo gioco col tuo cavallo, entrare in un livello superiore di energia e capire come gestirla nel modo piu’ semplice e naturale possibile per tutti e due, cavaliere e cavallo. Non è quindi la scelta dell’imboccatura a fare la differenza. L’aspetto su cui lavoro di piu’ quando comincio una lezione è l’atteggiamento. Quando si incontra una difficoltà il metodo di insegnamento tradizionale insegna a evitare in futuro di incapparci nuovamente. Esempio: se il mio cavallo ha paura dei rumori forti bisogna evitare il piu’ possibile di spaventarlo e fare tutto piano piano. Oppure mettere i tappi alle orecchie. La mia idea di relazione col cavallo prevede invece che io lo aiuti ad affrontare e vincere la sua paura perchè nel mio mondo i rumori ci saranno sempre e difficilmente potro’ essere presente per evitargli tutte le volte il problema. In questo modo permetto non solo al mio cavallo di evolversi e di vivere in modo piu’ sereno, ma anche stimolo in lui una istintiva ricerca della miglior soluzione possibile per altri problemi o paure. I cavalli amano la comodità. Quindi esorto sempre chiunque mi dica che incontra un problema a cambiare completamente atteggiamento: non è un problema, è solo una buona occasione per imparare qualcosa di nuovo. Ci sono solo 3 motivi per cui un cavallo si rifiuta di fare qualcosa: o ha paura o non capisce o ha male. Se accettiamo questi pochi principi base e li analizziamo fino in fondo, vi assicuro che la vita dei nostri cavalli da salto, e quindi anche la nostra, cambierà radicalmente. Dobbiamo essere liberi nella mente come solo un cavallo è in grado di fare. Sentiamoci liberi di sbagliare, ma pronti a correggerci, a fare meglio. E’ compito nostro trovare alcune strategie che possano aiutarli a vivere in modo piu’ sereno e sicuro nel nostro mondo. Non possiamo colpevolizzarli perchè hanno alcuni comportamenti difficili dettati semplicemente dal loro perfetto istinto di sopravvivenza di animale da preda. La natura è semplice, il cavallo è semplice, l’uomo chissà perchè spesso si diverte a complicare le cose. Durante questi anni di studio mi sono reso conto che la maggior parte dei problemi che si incontrano nei cavalli da salto non ha nulla a che vedere col salto in sé. Derivano il piu’ delle volte da incomprensione, paura, rigidità. E ho conosciuto molti “horseman” che invece non capiscono come aiutare il loro cavallo a lavorare con una corretta biomeccanica e con un giusto equilibrio fisico. Il mio obiettivo è quello di stare nel mezzo di questi due mondi e di aiutarli ad incontrarsi e a collaborare. Ognuno di noi penso che possa dire di essere grato al proprio cavallo per essere stato od essere ancora un fedele compagno di vita e non solo di gare, e questo dovrebbe bastare a spingerci ad andare oltre ai nostri limiti di comprensione per avvicinarci il piu’ possibile ai suoi, per scoprire che esiste un luogo dove i due mondi si incontrano con un linguaggio comune, quello universale della natura.S

Talloni. Contrazione. Azione.

Un articolo di Leonardo de Curtis (Ipparco) ed a seguire un commento di Alex.
Talloni contratti e fettoni infetti sono il risultato di scelte e comportamenti sbagliati.
Commento di Franco in chiusura.

Leonardo (Ipparco)
Argomento complesso e spesso travisato nel suo significato di fondo, l’allargamento dei talloni merita a mio avviso un po’ di riflessione.
Sento spesso dire cose come “il mio maniscalco ha messo dei ferri di una misura più grande per far allargare i piedi”, oppure vedo interventi fatti sui piedi che cercano di “forzare” il piede ad allargarsi ai talloni ecc. Da dove nasce tutto ciò?
Un piede ben sviluppato e sano lo si riconosce anche da talloni (e glomi) larghi, robusti, un fettone voluminoso e un cuscinetto plantare ben sviluppato e con una consistenza piuttosto solida.
Questo più o meno da sempre, sulla base di osservazioni empiriche. Negli ultimi 10-15 anni anche gli studi clinici e le ricerche scientifiche hanno concluso che cavalli con questo tipo di conformazione sono meno soggetti a zoppie, e vivono più a lungo e più sani.
Di contro, un piede con talloni stretti, deboli e contratti è da sempre associato a problemi, zoppie e cavalli che durano poco e hanno vita grama. E anche questo è stato confermato da studi clinici ed istologici.
La domanda di fondo quindi dovrebbe essere: “E’ possibile far passare un piede dalla condizione N°2 (contratto e debole) alla condizione N°1 (largo e sano)?”
La risposta, sulla base di studi scientifici ed esperienze empiriche, è sì.
Il come invece è un argomento molto più complesso.
Tradizionalmente s’è sempre cercato principalmente di “forzare” i talloni ad allargarsi, lavorando principalmente a livello del terreno, generando, in vari modi, forze che tendessero a “spingere in fuori” i talloni.
Questo approccio, sulla base degli studi scientifici più recenti (e del buon senso), è completamente inutile, se non terribilmente dannoso. Il problema di fondo non sono i talloni stretti, bensì un mancato sviluppo delle strutture interne. Non si risolve un problema eliminando i sintomi. Bisogna aggredire la causa.
Quindi? Qual’è la causa?
La causa di un mancato sviluppo del cuscinetto plantare, delle cartilagini alari, e in parte anche della 3a falange è la mancanza di un’adeguata stimolazione di queste strutture nei primi anni di vita dell’animale. Fatto, questo, dimostrato scientificamente sulla base di analisi istologiche ed esperienze sperimentali, sia sui cavalli che sui bovini.
Stabulazione in box, mancato pareggio, ferratura troppo precoce, terreni troppo morbidi sono tutte condizioni (comunissime, purtroppo) che precludono o rallentano il corretto sviluppo delle strutture interne allo zoccolo, predisponendo il cavallo ad avere piedi deboli, sottosviluppati, con talloni contratti.
Cercare di allargare questi piedi forzandoli ad aprirsi è come pretendere di raddrizzare la schiena ad uno con la scoliosi legandolo a un travetto di legno. La cura è peggio della “malattia”.
E quindi? Cosa bisogna fare?
Bisogna cercare di rimettere al lavoro le strutture interne.
Questo cosa vuol dire?
Vuol dire che il fettone, e in particolare la zona che va dalla punta del fettone a circa 1/3 della sua lunghezza totale, dev’essere sottoposto a innumerevoli cicli di compressione e rilascio, e che il retro del piede dev’essere libero di flettersi, deformarsi, comprimersi, sia in verticale che in senso trasversale.
Questo processo stimola un gruppetto di cellule altamente specializzate, che nei puledri si trova nella zona in cui il tendine flessore profondo si inserisce sulla terza falange, a riprodursi e propagarsi all’interno del cuscinetto plantare, formando fasci di robusta fibrocartilagine che vanno ad irrobustire e “riempire” il retro del piede, trasformandolo in una struttura coesa, compatta e resistente.
Questo è uno dei motivi per cui ferrare un cavallo prima dei 5 anni di età (quando raggiunge il suo peso adulto) è una mossa assai sbagliata e controproducente: il ferro, irrigidendo artificialmente il piede e sollevando il fettone da terra, blocca quasi completamente lo sviluppo delle strutture interne, impedendo al piede di diventare come potrebbe e dovrebbe essere.
La buona notizia qual’è?
Che anche nei cavalli adulti, rimane la capacità del piede di riprendere e completare lo sviluppo delle strutture interne, se vengono creati i giusti presupposti.
Ovvero?
Prima di tutto al cavallo dev’essere dato modo di muoversi tanto, possibilmente sempre, e gli dev’essere data anche una ragione per muoversi, ad esempio un altro cavallo.
In secondo luogo occorre far sì che il piede ricominci a lavorare come dovrebbe: fettone attivo, compressione e rilascio, flessibilità ecc.
Dev’essere per forza scalzo?
Sarebbe meglio, ma si può fare qualcosa anche tenendolo ferrato. I ferri a mezzaluna o la ferratura Charlier sono una possibilità. Ferri normali (leggeri) con l’uso di riempitivi siliconici o poliuretanici possono avere qualche effetto positivo. Ferri in plastica con o senza riempitivi possono ridare flessibilità e stimolazione senza rinunciare alla comodità di una protezione permanente. Scarpette, incollate o meno, sono un’ottima alternativa.
Ognuna di queste soluzioni ha i suoi pro e i suoi contro.
L’unica cosa che non funziona è continuare a ferrare “come una volta” e stare a guardare che succede.
L’altro errore madornale che vedo commettere di continuo è aspettare troppo tra un pareggio e il successivo, o tra due ferrature. Non si risparmia, facendo così. Si buttano i soldi del pareggio o della ferratura precedente, e si ricomincia daccapo. La tempestività degli interventi è una delle chiavi di volta per ottenere dei miglioramenti..

il posto ideale … esiste. Il cavallo di Leonardo Consalvi a paseggio in un greto. Ideale da recintare con pezzetti di rive stagionalmente.

il posto ideale … esiste. Il cavallo di Leonardo Consalvi a passeggio in un greto. Ideale da recintare con pezzetti di rive stagionalmente.

Continua Alex:
Vi ricordo che (con la mia “mezza scarpetta”, ricordate?) ho realizzato la “quadratura del cerchio”:protezione della suola della punta e piena esposizione al terreno dei talloni e fettone; proprio come una ferratura a lunetta ma senza irrigidire nemmeno un poco la muraglia.
Piuttosto, il ragionamento di Ipparco è in linea con i principi sostenuti già anni fa da Ramey, ossia: il backfoot deve lavorare duro, ma assolutamente senza dolore, quindi con protezioni adeguate ma “fisiologiche” in caso di fastidio. Nei piedi difficili, doloranti, indeboliti questo significa: scarpette e solette ben studiate e lavoro, lavoro, lavoro. Ricordo il “paradosso del cavallo navicolitico”: molti cavalli navicolitici, che soffrono di dolore alla parte posteriore del piede e che quindi usano ferri a uovo o pianelle per “proteggere” la parte dolorante (con risultati spesso discreti, nel breve periodo, il che rende la pratica molto diffusa) smettono di zoppicare con le scarpette e con una soletta a cuneo sotto il fettone, che aumenta la pressione sul fettone stesso. Nel momento in cui il dolore si attenua, il cavallo ricomincia ad appoggiare bene i talloni e quindi a stimolare efficacemente le strutture profonde (se lavora!); e la situazione migliora. Secondo questa teoria, pianelle e ferri a uovo avrebbero l’effetto esattamente opposto: eliminando ogni stimolazione al fettone, perpetuano e, nel tempo, accentuano la debolezza delle strutture interne del piede.

Franco:
Mi capita ancora di sentir dire “ho scavato un po’ all’angolo di inflessione per favorire l’allargamento dei talloni, solo un po’ eh, un paio di millimetri …”
Se le pareti nella zona posteriore del piede sono divergenti, anche solo un po’, le forze di reazione del terreno provvedono a far si che la piattaforma posteriore si ampli, lavori e irrobustisca. Quel che serve è il movimento su un terreno adatto E una altezza dei talloni fisiologica tale da far si che l’animale non provi dolore perché troppo bassa né che la struttura ceda e si deformi perché troppo alta. Il terreno con la sua penetrabilità, le caratteristiche di aderenza e scivolosità possono dettare aggiustamenti. Anche lo stato del cavallo, tendini e legamenti, entrano nelle considerazioni. In una parola talloni appena sporgenti, nella maggioranza dei casi, dal piano della suola vera all’angolo di inflessione. Della individuazione e rispetto di questo piano ci sarebbe da scrivere a parte, la trattazione è molto più semplice se accompagnata alla pratica.
Se invece le pareti sono perpendicolari al terreno o strapiombanti, come nel caso di gravi difetti, l’indebolimento strutturale gioca a sfavore. Un indebolimento strutturale gioca sempre a sfavore, semmai la struttura va indirizzata e ricondotta verso la normalità dopo l’abbandono o gli sbagli.
Già nella “Storia della ferratura” di Fleming si parla di molle inserite tra i talloni per “allargarli” chissà con quale risultato. Evitando medievali tecniche, sarebbe il caso di limitarsi ad attendere ed accontentarsi. La parte posteriore del piede è in grado di pensare a se stessa se messa in grado di farlo mentre i tentativi umani paiono grotteschi. Desidero richiamare un pensiero di Jackson riguardo alla concavità delle suole. Jaime irride alla nemesi della suola “più concava”,”il mio cavallo ha la suola più concava della suola del tuo” invitando a tenerci quello che … noi abbiamo scelto o, di volta in volta e giorno per giorno, determinato. Lo stesso atteggiamento vale per i talloni. Se la loro contrazione è stata provocata da un difetto di gestione é quella che deve essere abbandonata si tratti di limitazione del movimento, di ferratura senza riposo, di ferratura ad intervalli economici o pareggio insulso.
Di gestione si tratta, raramente di carattere acquisito ed immutabile, semmai determinato successivamente e non da forzare con la stessa, questa si, immutata ignoranza.
Da Lamarck in poi qualsiasi biologo ritiene che qualsiasi tessuto biologico non può che trarre giovamento dal maggiore utilizzo e non può che atrofizzarsi se messo da parte. La genetica certo interviene determinando la maggiore o minore capacità di reazione allo stimolo oltre che con la dotazione di partenza.
Sembra chiaro e semplice ad un biologo o naturalista, non altrettanto ad altre categorie se è necessario che una veterinaria come la dr. Taylor (Auburn University) imposti un programma di lavoro di ricerca per la dimostrazione che il piede equino può svilupparsi sotto carico. Altrettanto significativo è che alla sua domanda di collaborazione abbiano risposto entusiaste solo industrie casearie e allevatori di bovini direttamente interessati alla maggiore salute animale perché direttamente in relazione con la produzione. Il preconcetto e l’ignoranza sono un ben brutta cosa. Forse ancor peggio è negare deliberatamente ad una parte anatomica le sue prerogative al fine di non metterne in discussione un utilizzo altrimenti censurabile.
http://hoofrehab.com/P2%20and%20P3%20development.pdf
http://hoofrehab.com/A%20bovine%20model%20for%20equine%20digital%20cushion%20development.pdf
Questi link riportano a ricerche (modificazione della terza falange e del cuscinetto digitale) effettuate ed in corso, dirette dalla dottoressa Taylor e da Pete Ramey che interviene anche economicamente a sostegno tramite la American Hoof Association.

Tomas Teskey, stralci. Corrispondenza.

Italiano / Inglese

La mia vita raccontata in breve:

Pratico come medico chirurgo per grandi animali in Arizona, con una attenzione maggiore ai cavalli. Negli ultimi anni mi sono appassionato di podologia e sono un appassionato supporter del barefoot. “The Unfettered Foot, A Paradigm Change for Equine Podiatry”, l’articolo pubblicato sul giornale di Scienze Equine Veterinarie nel febbraio 2005 é stato causa di seria riflessione all’interno della comunità sulla cura naturale dello zoccolo ed i suoi benefici in alternativa alla prassi tradizionale. E’ stato seguito da numerosi altri articoli. Ho introdotto all’argomento gli studenti di veterinaria nella stessa Università che mi ha formato in Colorado e poi in tutto il mondo fino in Australia.

Ferravo i miei cavalli, tuttavia, finchè scoprii e sviluppai “un programma di gestione scalza” per la maggiore salute e soundness dei cavalli del ranch e degli altri cavalli che sono impiegati nelle più varie discipline. Ora sono riconosciuto come una autorità in campo veterinario sullo zoccolo del cavallo ad alta prestazione. Ho applicato i principi della cura naturale dello zoccolo ai miei cavalli che godono della più grande capacità di movimento e vitalità mentre lavorano sui terreni difficili dell’Ovest come i loro antenati.

Secondo nato di cinque in una famiglia di allevatori di bestiame da cinque generazioni nella Arizona centrale, ho seguito i passi di mio padre laureandomi in veterinaria nel 1995 nella sua stessa Università, la Statale del Colorado, dopo avere conseguito una laurea breve in botanica alla  Università Northern Arizona.

Continuo a studiare le materie relative alla cura dello zoccolo e attendo le novità che ancora devono arrivare in questo appassionante campo!

Apprezzo che tu sei la come amico e compagno, Franco… apprezzo il tuo interesse ed aiuto alle persone che cercano di migliorare la vita dei loro cavalli. Mi piacerebbe venire e condurre un seminario insieme a te un giorno … davvero tu hai qualche intuizione sulla relazione tra cavallo e uomo che é onesta e reale.

My Bio in a nutshell:

I practice large animal medicine and surgery in Arizona, with the majority of his work focused on horses. I have taken a special interest in equine podiatry over the last few years, becoming a passionate proponent of the barefoot horse.

“The Unfettered Foot, A Paradigm Change for Equine Podiatry”, the article published in the Journal of Equine Veterinary Science (February, 2005), sparked serious questions within the veterinary community about natural hoof care and its benefits over conventional hoof care, and was followed by other numerous published articles.

I introduced this exciting information to the veterinary students at my alma mater in Colorado in February of 2006, and lectured worldwide on the equine hoof, including Queensland, Australia in March of 2006.

I shod my own horses, however, since led the way in developing a “barefoot management program” for superior health and soundness for the ranch horses and other equines in various disciplines, and I am recognized as a leading veterinary authority on the equine hoof and barefoot performance horse. I have applied the principles of natural hoof care to my own horses who now enjoy greater soundness and vitality while working in the same rough Western terrain as previous generations.

The second oldest of five siblings in a five generation cattle ranching family in central Arizona, I followed my father’s footsteps, graduating from the same veterinary school at Colorado State University in 1995 after receiving a Bachelor’s degree in Botany from Northern Arizona University in 1991.

I am dedicated to continued research surrounding appropriate hoof care and looks toward the many advances yet to come in this exciting field!

I am grateful that you are there and a friend and supporter, Franco…I appreciate your interest and support of people who are looking for a better life with their horses. I would love to come and do a clinic with you some day…truly you have some insights in to this horse-human relationship that is honest and real.

——

Welcome!

Inglese / Italiano

Welcome Tomas! 

Dear readers, approaching the barefoot movement I encountered Tomas and his articles. There were so much to read about the matter at that time, yet those articles were different. Where I found the difference? Compassion, not only technique. Compassion.

Compassion is, in my opinion, the overcoming of our own interest to recognize the animal’s right to well being. The same compassion and lenience that we invoke from God and men and so often denied to animals belongs to Tomas that begins his clinics speaking of philosophy and not of anatomy, ethics not pathology.

This web site is full of what I call “veterinary hygiene”, the expression of the same needs for humans and animals. Movement, air, open space, healthy food, fellowship. It seems that most of us do not see it or forgot it. For most of the people “veterinary hygiene” is no more than food safety for humans.

Before to be a vet Tomas was a botanist. A Naturalist! A naturalist is more than a vet, much more than a biochemical or an agronomist for the horse. The naturalist possesses the ingredients that are the pride of the natural boarding. The principles of what, very often, makes superfluous the rest.

Thanks Tomas, I can not wait to spend hours speaking with you to the students and young of what we dream.

Benvenuto Tomas!

Cari lettori, incontrando il barefoot movement incontrai Tomas ed i suoi articoli. C’era molto da leggere già allora ma gli articoli di Tomas avevano un sapore differente. In che cosa? Non c’era solo tecnica ma anche compassione. Per compassione intendo il superamento dell’interesse a favore del benessere animale. La stessa compassione ed indulgenza che invochiamo da Dio e dagli uomini ma così spesso é negata agli animali appartiene a Tomas che inizia le sue lezioni con la filosofia non con l’anatomia, con l’etica invece che con la patologia. Questo sito è pieno di articoli di Igiene Veterinaria, espressione delle stesse necessità per umani ed animali. Movimento, aria, acqua, spazi aperti, cibo sano ed adatto alla specie, relazione. Pare che molti tra noi umani non vedano o non ricordino. Per la maggior parte degli operatori del settore l’igiene veterinaria non ha altra ragione che la salute umana.  

Prima di essere un veterinario Tomas è un botanico, un naturalista. Un naturalista è più di un veterinario, di un agronomo o un biochimico, per un cavallo. Il naturalista possiede gli ingredienti che sono il fiore all’occhiello del natural boarding. E con essi i principi che rendono spesso inutile il resto.

Grazie Tomas. Non vedo l’ora di passare ore insieme a te parlando agli   studenti ed ai giovani dei nostri sogni.

Sindrome Navicolare? Cosa é. Come si previene ed affronta. Appunti..

Sindrome Navicolare? Cosa é. Come si previene ed affronta.
Appunti dalle lezioni di Franco Belmonte.
In memoria di James Rooney, DVM, patologo

Questa lettura si trova nella pagina dedicata, “Sindrome Navicolare”.
Pubblicazione a puntate su “The Horse Hoof” numeri 53,54,55 in inglese e sul periodico “Appennino a cavallo” in italiano.

La storia di Spirit raccontata su “The Horse’s Hoof”

Non mi capita spesso di tradurre un articolo così volentieri. Forse sono troppo critico o forse conosco bene gli argomenti o come nell’articolo di Joe Camp sulle sverminazioni nel numero 52 di THH sono tali e tante le fesserie che verrebbe voglia di abbandonare tutto.
Qui è diverso e nonostante alcune nebbie, nessuno infatti mi può far abbandonare il pensiero che proprio il farmaco testato abbia fatto precipitare la situazione dopo anni di effettiva soundness, rimane la semplicità di Barb Fenwick, la sua vera idea di equitazione naturale, la sua reale noncuranza del giudizio anche in concorso che dovrebbe insegnare a molti che avere gli attributi non significa soltanto avere qualche appendice che pende.
Chi può vada ai concorsi, si presenti bene e si faccia eliminare. E magari si organizzino concorsi ironfree dove invece ammettere tutti i cavalli e squalificare moralmente i cavalieri.
Tornando a SPIRIT, vi suggerisco un sito creato da GianMarco Fabbri. Il più bel sito che conosco dedicato alla memoria di un amico animale, Hamar :
http://www.hamar.it/

Dal numero 53 di “The horse’s Hoof”, inverno 2014.

Nel ricordo di Spirit
di Barb Fenwick, Manitoba.

Fui fortunato quando comprai questo giovane Tennessee Walking Horse in un paese del Montana. Aveva due anni quando appena castrato fece la sua parte per mettere al mondo Chris il 23 dicembre del 2000. Spirit aveva una bella personalità, maturò alla svelta restando fresco e giovane di … spirito. Si accompagnò a veramente tante persone nel lavoro da terra e montato. E’ stato il mio partner e con lui mi sono preparato per poi diventare istruttore e giudice di Agility. A Hilda, portatrice di handicap mancherà molto. Con lui ritrovò la sicurezza di montare a cavallo. Erano una bella coppia il suo sorriso e la premurosità del cavallo.
Vincemmo anche un concorso riservato agli ambiatori, giudice la signora Graves.
Lavoravamo insieme ai seminari di equitazione naturale, facemmo insieme migliaia di miglia. Ricordo un episodio che lo caratterizza. Montavo una femmina senza testiera e senza sella quando lei accellerò. Non sentendomi sicuro preferii scivolare via a terra, Spirit che aveva osservato si precipitò verso di me. Era quel tipo di cavallo.
Non ha mai messo una imboccatura, sempre capezze di corda o sidepull anche in concorso. Io non mi sono mai curato della nostra eventuale squalificazione, Lui non aveva bisogno di imboccatura, nessuno dei miei cavalli.
A 5 anni fu diagnosticato come laminitico e precisamente un soggetto insulino resistente. Da allora e per 10 anni ho fatto il possibile per controllare la sua malattia e mantenerlo sound. Alla fine il male ha vinto ma non prima che avessimo “fatto tutto” e riempito la nostra vita di attività e belle giornate.
Dopo la diagnosi, nel 2006, iniziai a documentarmi ed ho avuto i Welz sempre vicini e compagni nel tentativo di mantenere Spirit al meglio della condizione. Una dieta severa ed il pareggio tecnico gli hanno dato una vita migliore e più lunga della media.
La scorsa primavera è entrato a far parte di un gruppo per la ricerca e test di farmaci che vengono iniettati negli zoccoli. L’esito fu favorevole e trascorse una bella estate. Al sopraggiungere dell’autunno l’effetto del farmaco iniziò a calare. Sapevo che questa era l’ultima speranza per Spirit e che gli zoccoli erano ormai fortemente danneggiati dalla malattia negli anni. Tutto quello che si poteva fare era stato fatto ma non bastava. Cominciò ad avere forti dolori e la situazione sarebbe peggiorata con la stagione fredda. Nonostante tutto speravo in un miglioramento quando all’ultimo pareggio il danno era così evidente e irrecuperabile che mi parve crudele prolungare oltre la sofferenza. E’ stata la decisione più difficile della mia vita. Ma era vissuto bene …

Come si addormentò in pace il 21 novembre del 2013 anche io scivolai nella stessa condizione accompagnata dalla profonda sensazione di tristezza che ci pervade quando perdiamo qualcuno di caro.
Eravamo una coppia di eguali nel gioco della vita. Ci divertivamo, litigavamo a volte e prendevamo quel che veniva con quella capacità di intendersi che capita una volta. Unico nel suo genere, distinto dalla massa, un insegnante ed amico.
Vola alto Spirit, grazie per i fatti, i ricordi e l’amore.
Barb

Barb Fenwick ha avuto parecchi TWH. Ora gli rimangono due Missouri Trotter e un Paso Fino. Continua la sua attività come istruttore di equitazione naturale ( la vera equitazione naturale che non può comprendere l’uso di imboccature e attrezzi, ndt) e di Agility. Vive nel suo ranch “Seasons Ranch” vicino a Sprucewoods Park nel Manitoba.
www.theseasonsranch.weebly.com

The horse’s Hoof n.52 e newsletter del sito.

L’introduzione alle traduzioni del n°52 di The Horse’s Hoof e newsletter di bitlessandbarefoot-studio.org – ottobre 2013

Sulla copertina di questo numero, l’ultima copertina di carta di The Horse’s Hoof , che dal prossimo numero verrà edito solo in PDF, è rappresentato un passaggio sul monte Crawford. Il cavallo é Stars Aflame arabo di 11 anni, l’amazzone Rose Ross. Con una certa amarezza Yvonne rinuncia alla edizione tradizionale stampata, il costo per la stampa e l’invio sono troppo alti per una pubblicazione che ha abbonati sparsi intorno al mondo con una tiratura limitata.

Anche questa volta é stata una maratona tradurre gli articoli che mi arrivano solo un paio di giorni prima della edizione. Sono riuscito a tradurre praticamente tutto, dalla prossima uscita farò una selezione maggiore. La prefazione agli articoli dovrebbe essere utile a inquadrare meglio ogni argomento. Il corsivo identifica note e commenti, introduzioni. Fatevi vivi, si campa di soddisfazioni. Se avete storie e considerazioni da raccontare o da fare inviatele all’editore in lingua inglese oppure a me. La newsletter riguarda:

 Il programma 2013-14

 Il pareggio e la tendenza

 La IBHA e l’unificazione

 La Equine Fusion e Fabrizio Gennenzi

Continua a leggere

Parassitologia, strumenti

Alcune indicazioni per introdursi alla pratica.

1 – Letture. Dopo avere letto l’articolo di parassitologia che si trova nella pagina pubblicazioni  A Parasitological Study of a Herd of Horses in Italy cercate l’articolo citato, “Parasites All”.  Se non lo trovate scrivetemi, ve lo invio.  Chi é interessato al mondo del molto piccolo troverà utile questo filmato:

Tutorial McMaster egg counting method – YouTube

é relativo alla tecnica di preparazione e conta. Non fatevi impressionare. La tecnica é semplice. Si può fare a meno della bilancia. Su The Horse, l’articolo “Parasites ALL” riporta la tecnica per la conta delle uova “McMuster modificata”. Se avete difficoltà contattatemi.

2 – Questo piccolo monoculare Leica può dare belle soddisfazioni ed é un ottimo passatempo al di la del servizio per il controllo della infezione:

Leitz Optilux – Leica Microsystems

3 – La Chalex Corp. vi può inviare le celle per la conta. Prendetele colorate, sono di utilizzo più facile. Chi sa come procurarsi le celle altrimenti e me lo comunica mi farà una cortesia. Fatevi inviare dalla Chalex il kit completo. Potete farne a meno ma vi complicate inutilmente la vita. Soprattutto se non avete nessuna esperienza di laboratorio. Anche sul sito della Chalex é riportata la tecnica McMuster modificata:

Chalex Corp.