Pareggio

Talloni. Contrazione. Azione.

Un articolo di Leonardo de Curtis (Ipparco) ed a seguire un commento di Alex.
Talloni contratti e fettoni infetti sono il risultato di scelte e comportamenti sbagliati.
Commento di Franco in chiusura.

Leonardo (Ipparco)
Argomento complesso e spesso travisato nel suo significato di fondo, l’allargamento dei talloni merita a mio avviso un po’ di riflessione.
Sento spesso dire cose come “il mio maniscalco ha messo dei ferri di una misura più grande per far allargare i piedi”, oppure vedo interventi fatti sui piedi che cercano di “forzare” il piede ad allargarsi ai talloni ecc. Da dove nasce tutto ciò?
Un piede ben sviluppato e sano lo si riconosce anche da talloni (e glomi) larghi, robusti, un fettone voluminoso e un cuscinetto plantare ben sviluppato e con una consistenza piuttosto solida.
Questo più o meno da sempre, sulla base di osservazioni empiriche. Negli ultimi 10-15 anni anche gli studi clinici e le ricerche scientifiche hanno concluso che cavalli con questo tipo di conformazione sono meno soggetti a zoppie, e vivono più a lungo e più sani.
Di contro, un piede con talloni stretti, deboli e contratti è da sempre associato a problemi, zoppie e cavalli che durano poco e hanno vita grama. E anche questo è stato confermato da studi clinici ed istologici.
La domanda di fondo quindi dovrebbe essere: “E’ possibile far passare un piede dalla condizione N°2 (contratto e debole) alla condizione N°1 (largo e sano)?”
La risposta, sulla base di studi scientifici ed esperienze empiriche, è sì.
Il come invece è un argomento molto più complesso.
Tradizionalmente s’è sempre cercato principalmente di “forzare” i talloni ad allargarsi, lavorando principalmente a livello del terreno, generando, in vari modi, forze che tendessero a “spingere in fuori” i talloni.
Questo approccio, sulla base degli studi scientifici più recenti (e del buon senso), è completamente inutile, se non terribilmente dannoso. Il problema di fondo non sono i talloni stretti, bensì un mancato sviluppo delle strutture interne. Non si risolve un problema eliminando i sintomi. Bisogna aggredire la causa.
Quindi? Qual’è la causa?
La causa di un mancato sviluppo del cuscinetto plantare, delle cartilagini alari, e in parte anche della 3a falange è la mancanza di un’adeguata stimolazione di queste strutture nei primi anni di vita dell’animale. Fatto, questo, dimostrato scientificamente sulla base di analisi istologiche ed esperienze sperimentali, sia sui cavalli che sui bovini.
Stabulazione in box, mancato pareggio, ferratura troppo precoce, terreni troppo morbidi sono tutte condizioni (comunissime, purtroppo) che precludono o rallentano il corretto sviluppo delle strutture interne allo zoccolo, predisponendo il cavallo ad avere piedi deboli, sottosviluppati, con talloni contratti.
Cercare di allargare questi piedi forzandoli ad aprirsi è come pretendere di raddrizzare la schiena ad uno con la scoliosi legandolo a un travetto di legno. La cura è peggio della “malattia”.
E quindi? Cosa bisogna fare?
Bisogna cercare di rimettere al lavoro le strutture interne.
Questo cosa vuol dire?
Vuol dire che il fettone, e in particolare la zona che va dalla punta del fettone a circa 1/3 della sua lunghezza totale, dev’essere sottoposto a innumerevoli cicli di compressione e rilascio, e che il retro del piede dev’essere libero di flettersi, deformarsi, comprimersi, sia in verticale che in senso trasversale.
Questo processo stimola un gruppetto di cellule altamente specializzate, che nei puledri si trova nella zona in cui il tendine flessore profondo si inserisce sulla terza falange, a riprodursi e propagarsi all’interno del cuscinetto plantare, formando fasci di robusta fibrocartilagine che vanno ad irrobustire e “riempire” il retro del piede, trasformandolo in una struttura coesa, compatta e resistente.
Questo è uno dei motivi per cui ferrare un cavallo prima dei 5 anni di età (quando raggiunge il suo peso adulto) è una mossa assai sbagliata e controproducente: il ferro, irrigidendo artificialmente il piede e sollevando il fettone da terra, blocca quasi completamente lo sviluppo delle strutture interne, impedendo al piede di diventare come potrebbe e dovrebbe essere.
La buona notizia qual’è?
Che anche nei cavalli adulti, rimane la capacità del piede di riprendere e completare lo sviluppo delle strutture interne, se vengono creati i giusti presupposti.
Ovvero?
Prima di tutto al cavallo dev’essere dato modo di muoversi tanto, possibilmente sempre, e gli dev’essere data anche una ragione per muoversi, ad esempio un altro cavallo.
In secondo luogo occorre far sì che il piede ricominci a lavorare come dovrebbe: fettone attivo, compressione e rilascio, flessibilità ecc.
Dev’essere per forza scalzo?
Sarebbe meglio, ma si può fare qualcosa anche tenendolo ferrato. I ferri a mezzaluna o la ferratura Charlier sono una possibilità. Ferri normali (leggeri) con l’uso di riempitivi siliconici o poliuretanici possono avere qualche effetto positivo. Ferri in plastica con o senza riempitivi possono ridare flessibilità e stimolazione senza rinunciare alla comodità di una protezione permanente. Scarpette, incollate o meno, sono un’ottima alternativa.
Ognuna di queste soluzioni ha i suoi pro e i suoi contro.
L’unica cosa che non funziona è continuare a ferrare “come una volta” e stare a guardare che succede.
L’altro errore madornale che vedo commettere di continuo è aspettare troppo tra un pareggio e il successivo, o tra due ferrature. Non si risparmia, facendo così. Si buttano i soldi del pareggio o della ferratura precedente, e si ricomincia daccapo. La tempestività degli interventi è una delle chiavi di volta per ottenere dei miglioramenti..

il posto ideale … esiste. Il cavallo di Leonardo Consalvi a paseggio in un greto. Ideale da recintare con pezzetti di rive stagionalmente.

il posto ideale … esiste. Il cavallo di Leonardo Consalvi a passeggio in un greto. Ideale da recintare con pezzetti di rive stagionalmente.

Continua Alex:
Vi ricordo che (con la mia “mezza scarpetta”, ricordate?) ho realizzato la “quadratura del cerchio”:protezione della suola della punta e piena esposizione al terreno dei talloni e fettone; proprio come una ferratura a lunetta ma senza irrigidire nemmeno un poco la muraglia.
Piuttosto, il ragionamento di Ipparco è in linea con i principi sostenuti già anni fa da Ramey, ossia: il backfoot deve lavorare duro, ma assolutamente senza dolore, quindi con protezioni adeguate ma “fisiologiche” in caso di fastidio. Nei piedi difficili, doloranti, indeboliti questo significa: scarpette e solette ben studiate e lavoro, lavoro, lavoro. Ricordo il “paradosso del cavallo navicolitico”: molti cavalli navicolitici, che soffrono di dolore alla parte posteriore del piede e che quindi usano ferri a uovo o pianelle per “proteggere” la parte dolorante (con risultati spesso discreti, nel breve periodo, il che rende la pratica molto diffusa) smettono di zoppicare con le scarpette e con una soletta a cuneo sotto il fettone, che aumenta la pressione sul fettone stesso. Nel momento in cui il dolore si attenua, il cavallo ricomincia ad appoggiare bene i talloni e quindi a stimolare efficacemente le strutture profonde (se lavora!); e la situazione migliora. Secondo questa teoria, pianelle e ferri a uovo avrebbero l’effetto esattamente opposto: eliminando ogni stimolazione al fettone, perpetuano e, nel tempo, accentuano la debolezza delle strutture interne del piede.

Franco:
Mi capita ancora di sentir dire “ho scavato un po’ all’angolo di inflessione per favorire l’allargamento dei talloni, solo un po’ eh, un paio di millimetri …”
Se le pareti nella zona posteriore del piede sono divergenti, anche solo un po’, le forze di reazione del terreno provvedono a far si che la piattaforma posteriore si ampli, lavori e irrobustisca. Quel che serve è il movimento su un terreno adatto E una altezza dei talloni fisiologica tale da far si che l’animale non provi dolore perché troppo bassa né che la struttura ceda e si deformi perché troppo alta. Il terreno con la sua penetrabilità, le caratteristiche di aderenza e scivolosità possono dettare aggiustamenti. Anche lo stato del cavallo, tendini e legamenti, entrano nelle considerazioni. In una parola talloni appena sporgenti, nella maggioranza dei casi, dal piano della suola vera all’angolo di inflessione. Della individuazione e rispetto di questo piano ci sarebbe da scrivere a parte, la trattazione è molto più semplice se accompagnata alla pratica.
Se invece le pareti sono perpendicolari al terreno o strapiombanti, come nel caso di gravi difetti, l’indebolimento strutturale gioca a sfavore. Un indebolimento strutturale gioca sempre a sfavore, semmai la struttura va indirizzata e ricondotta verso la normalità dopo l’abbandono o gli sbagli.
Già nella “Storia della ferratura” di Fleming si parla di molle inserite tra i talloni per “allargarli” chissà con quale risultato. Evitando medievali tecniche, sarebbe il caso di limitarsi ad attendere ed accontentarsi. La parte posteriore del piede è in grado di pensare a se stessa se messa in grado di farlo mentre i tentativi umani paiono grotteschi. Desidero richiamare un pensiero di Jackson riguardo alla concavità delle suole. Jaime irride alla nemesi della suola “più concava”,”il mio cavallo ha la suola più concava della suola del tuo” invitando a tenerci quello che … noi abbiamo scelto o, di volta in volta e giorno per giorno, determinato. Lo stesso atteggiamento vale per i talloni. Se la loro contrazione è stata provocata da un difetto di gestione é quella che deve essere abbandonata si tratti di limitazione del movimento, di ferratura senza riposo, di ferratura ad intervalli economici o pareggio insulso.
Di gestione si tratta, raramente di carattere acquisito ed immutabile, semmai determinato successivamente e non da forzare con la stessa, questa si, immutata ignoranza.
Da Lamarck in poi qualsiasi biologo ritiene che qualsiasi tessuto biologico non può che trarre giovamento dal maggiore utilizzo e non può che atrofizzarsi se messo da parte. La genetica certo interviene determinando la maggiore o minore capacità di reazione allo stimolo oltre che con la dotazione di partenza.
Sembra chiaro e semplice ad un biologo o naturalista, non altrettanto ad altre categorie se è necessario che una veterinaria come la dr. Taylor (Auburn University) imposti un programma di lavoro di ricerca per la dimostrazione che il piede equino può svilupparsi sotto carico. Altrettanto significativo è che alla sua domanda di collaborazione abbiano risposto entusiaste solo industrie casearie e allevatori di bovini direttamente interessati alla maggiore salute animale perché direttamente in relazione con la produzione. Il preconcetto e l’ignoranza sono un ben brutta cosa. Forse ancor peggio è negare deliberatamente ad una parte anatomica le sue prerogative al fine di non metterne in discussione un utilizzo altrimenti censurabile.
http://hoofrehab.com/P2%20and%20P3%20development.pdf
http://hoofrehab.com/A%20bovine%20model%20for%20equine%20digital%20cushion%20development.pdf
Questi link riportano a ricerche (modificazione della terza falange e del cuscinetto digitale) effettuate ed in corso, dirette dalla dottoressa Taylor e da Pete Ramey che interviene anche economicamente a sostegno tramite la American Hoof Association.

Sindrome Navicolare? Cosa é. Come si previene ed affronta. Appunti..

Sindrome Navicolare? Cosa é. Come si previene ed affronta.
Appunti dalle lezioni di Franco Belmonte.
In memoria di James Rooney, DVM, patologo

Questa lettura si trova nella pagina dedicata, “Sindrome Navicolare”.
Pubblicazione a puntate su “The Horse Hoof” numeri 53,54,55 in inglese e sul periodico “Appennino a cavallo” in italiano.

Attrezzatura, strumenti.

Gli strumenti necessari al pareggio sono pochi e semplici.

Piazzola dal fondo compatto, asciutto e pulito. Riparata ma che consenta al cavallo di guardarsi intorno e di non spaventarsi per rumori o arrivi imprevisti ed improvvisi.

Guanti da giardiniere. Evitare tessuti e sintetico.

Soprapantaloni. Lunghi o corti dipende da voi. Le chiusure a scatto di solito non reggono ed é meglio sostituirle con fibbie dal sellaio.

Scarpe. Robuste ed alte alla caviglia dovrebbero essere con l’inserto in plastica o senza inserto.Le vecchie Timberland vanno benissimo. Gli inserti in ferro sono pericolosi soprattutto se la scarpa non é fatta in Italia.

Pulizia. Un nettapiedi robusto e grande agevola. Nessun nettapiedi provvisto di spazzolino. La spazzola é un attrezzo a se stante.

Raspa. La raspa migliore, é una mia opinione é la Heller black master. Bianca (invernale) o rossa (estiva) non arrugginisce facilmente, si mantiene affilata a lungo. Se avete un paio di cavalli durerà molti anni. Una raspa di qualità, meno aggressiva, é la Save Edge o la Dick.

Manici. Assolutamente individuali. Utilizzo i manici neri della Bassoli. I più grandi. Costano poco e mi ci trovo benissimo. Leggeri e piuttosto fini sono della lunghezza giusta per non aumentare troppo la lunghezza dell’attrezzo senza ingombrare.

Tenaglia. Da 12-14-15 pollici. Adeguata alla stazza del vostro cavallo e del suo piede. Se siete assidui nel pareggio basta anche una Knipex. La tenaglia dovrebbe, una volta serrata con poca forza, avere i taglienti ancora attraversati da un sottile ed uniforme raggio di luce. Tenaglie i cui taglienti chiudono totalmente perdono l’affilatura alla svelta. Si possono affilare e bisogna ricordare di ritoccare i battenti. Meglio un bravo arrotino. La tenaglia FIPFE è un ottimo compromesso qualità prezzo.

Coltello. Uso un coltello a doppio taglio da pochi soldi commercializzato come raschietto. Si affila facilmente con la limetta per la catena della motosega. Se si perde non é un dramma. Coltelli “pregiati” sono di solito invece scadenti e difficili da affilare. Alcuni non prendono nemmeno il filo.

Treppiede. Assolutamente in alluminio. Regolabile a varie altezze. Base a bracci. Evitare le basi tonde. Deve essere provvisto di sella per l’appoggio dello zoccolo nell’incavo. Su cavallo planet ho trovato questo disegno. Riporterei l’autore ma non ne conosco il nome. La sella in ferro è da rivestire, magari ne studiate la curvatura.poggiapiede

Sferrare. Tenaglia per maniscalchi Knipex, art.5700360. Basta un martello se sferrate come me battendo il chiodo con un tagliente. All’americana.

Finitura. Potete utilizzare la tela smeriglio da 60.

Disinfezione. Cercate Villate in letture e leggete l’articolo per la preparazione.

Metro. Stecca metrica per misurare lo zoccolo. Per gli angoli potete utilizzare anche un goniometro e due stecche imperniate.

Annotazioni e macchina fotografica. Ricordate che le fotografie devono essere ridotte per essere spedite. Farle già a bassa risoluzione risparmia tempo. Massimo 500 k.

Nessun altro attrezzo é strettamente necessario oltre all’occhio ed alla pazienza. Se avete a che fare con cavalli pesanti può essere utile per sgrossare la raspa BIG HOOF della Save Edge o meglio la Heller da 17″. Nessun attrezzo dovrebbe essere lasciato in capanne o scuderie ma riposto in casa all’asciutto.

 

 

Why barefoot, T. Teskey

Il dr. Teskey former “member and certified trimmer” della American Hoof Association (AHA)  é autore di famosi articoli che trovate nella pagina link di questo sito sotto la voce Brollo traduzioni.

The Natural Hoof Care Advantage by Dr. Tomas G. Teskey D.V.M. Arizona, U.S.A.

T.Teskey, VDM. AHA certified trimmer.

T.Teskey, VDM. 

Ask your veterinarian, farrier or trainer about hoof care and the majority will freely admit that all equines are most healthy if they can be kept without steel shoes. Some believe, however, that shoeing is a necessary evil, evidently important for today’s working horses, mules and donkeys.

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Gestione, aspettative dopo la sferratura. Il periodo di transizione. Linee guida per il pareggio.

aggiornato 2017

Avete preso la decisione di togliere i ferri al vostro cavallo o lo avete appena fatto. E ora?Abbandonare il ferro elimina il paravento che può avere occultato numerosi problemi. Non è la sola sferratura che può risolvere i problemi  o che può garantire la soundness, pur rappresentando la premessa e condizione necessaria.  Dovrete provvedere a mettere il cavallo nelle condizioni migliori per ottenere una buona prestazione scalza.

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Tempo al tempo! – It’s relevant to ALL bare working & competing feet

Da Darolyn Butler  riceviamo e pubblichiamo volentieri questo articolo che mette l’accento sulla progressione necessaria nell’allenamento del cavallo e sullo zoccolo quale indicatore della condizione. Una lettura utile a tutti sia che passeggi o che pratichi l’endurance.


I made a very bold statement quite recently. I suppose I was feeling super confident because things have been going extremely well with our barefoot endurance horses. Our best horse, Perseverance Jedi, continues to improve and get faster and faster, and now that he has got up to National Team level, that is very gratifying. However Jedi is sitting at the top of a pyramid, a very broad pyramid of horses we have bred and raised with every intention of competing them entirely barefoot. And every indication is that they are going to be much better that Jedi. They are coming through the levels and running in his slipstream.

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Asini!

Gli asini, non molto diffusi, meriterebbero una considerazione maggiore. La cura dei loro zoccoli viene effettuata sulla scorta della esperienza fatta con i cavalli. Non vi sono particolari studi sugli asini. Se ne conoscete, comunicateceli. Recentemente Pete Ramey ha pubblicato un DVD sugli asini ed elenca queste fondamentali differenze fra asini e cavalli.

Leonardo deCurtis in Portogallo. Con due giovani veterinari nella foto.

Leonardo deCurtis in Portogallo. Con due giovani veterinari nella foto.

Un comportamento più indipendente. Gli asini allo stato libero (burros) interagiscono tra loro lasciando un maggiore spazio tra i singoli individui. Pete ha passato qualche giorno nell’osservazione diretta degli asini rinselvatichiti (burros)non riuscendo a stabilire con loro un contatto e ad avvicinarli progressivamente, come invece normalmente gli hanno lasciato fare i mustang.

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Scarpette e solette

Marilena e Claudio ed i loro cavalli sono in una fotografia più avanti nell’articolo.  La loro maremmana ed il criollo hanno avuto una transizione ” inesistente “. Piedi forti e bilanciati. Il bilanciamento si traduce in forze ben orientate e distribuite. Lo  sviluppo delle strutture interne nella capacità di ammortizzazione e resistenza all’impatto. I cavalli vivono liberi su una collina abruzzese alimentati con solo fieno. Fanno molta strada, Marilena e Claudio sono appassionati trekker. Per superare eventuali difficoltà rappresentate da terreni artificiali, ad esempio le strade brecciate o asfaltate, hanno desiderato  aggiungere alla loro dotazione le scarpette.

Le scarpette ? A domanda, risposta..

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