di Marco Campara
Come in tutti i racconti belli o tristi che siano c’è bisogno di un piccolo prologo. Lavoro da meno di un anno a tempo pieno nell’allevamento cavalli della mia fidanzata, ho deciso per varie motivazioni di lasciare la città e la mia precedente professione per riavvicinarmi ad una vita più naturale e a dei ritmi più umani (umani ancestrali).
I perché e i percome sono argomento di un’altra vicenda quello che ci interessa sapere per procedere nel racconto è che ospite nella nostra struttura si trova un cavallo che vittima di un incidente si ritrova con l’arto posteriore completamente rigido. Questo handicap gli impedisce di rialzarsi in autonomia da sdraiato. La consuetudine lo avrebbe voluto soppresso ma la dedizione del suo proprietario ha fatto si che conduca ad oggi (sono passati due anni) una vita più che decorosa.
Il pomeriggio è libero di girovagare per la proprietà e l’esperienza gli ha insegnato a non coricarsi e a galoppare da una mano sola, la sera viene rimesso in box e imbragato. La sua astuzia lo spinge a cercare il sostegno dell’imbrago prima di addormentarsi e così passa le giornate.
I commenti e le differenti convinzioni si possono sprecare ed ognuno di noi, che ci definiamo uomini di cavalli, possiamo criticare o approvare queste scelte ma neanche questo è il cuore del racconto.
Ieri, mentre iniziavo il giro di fieno e acqua di tutti i cavalli che teniamo liberi al pascolo ricevo una telefonata di una nostra collega e conoscente che lavora presso un’altra struttura non molto lontano.
Dalla voce si intuiva che non era una telefonata di cortesia per gli auguri in ritardo dell’anno, ma per una richiesta di aiuto. Nel paddock una sua puledra di 4 anni era stata trovata con una brutta frattura ad un posteriore, frattura che fortunatamente non era scomposta. Il veterinario oltre alla proposta di abbatterla gli aveva però dato anche la lontana speranza che, se la sfortunata avesse resistito una ventina di giorni senza caricare sull’arto danneggiato forse, mah, chissà, senza disturbare Dio si sarebbe potuta riprendere. Nutriva però scarse speranze sulla reperibilità del materiale in Italia anche se sperava nel successo del tentativo.
Come fare era un altro paio di maniche. Sapendo della nostra esperienza ci chiedeva aiuto.
Siamo arrivati al punto da cui vorrei che, ognuno di voi che si è sforzato di leggere, riflettesse.
Preso alla sprovvista e visto l’urgenza che richiedeva l’intervento mi sono, come si usa dire, attaccato al telefono. Con mia grande sorpresa, nonostante la grande disponibilità che mi è stata riservata, nessun fornitore di materiale veterinario o simili aveva niente che potesse somigliare ad un imbrago. Ne ho trovato uno per vitelli ma ovviamente non era disponibile e andava ordinato (4 giorni), l’alternativa una barella per cavalli a San Marino ma purtroppo a un costo diciamo eccessivo per le nostre tasche. La soluzione è arrivata da un mio amico allevatore di mucche che gentilmente (verranno riportati alla fine nomi e indirizzi di tutti coloro che hanno aiutato) avendone comprato uno da poco si è reso disponibile a prestarmelo in attesa della consegna del nuovo. Rimaneva la struttura a cui assicurarla. Per quest’ultima è stata fondamentale la disponibilità del fabbro del nostro paese che ha rimandato i suoi lavori per prestarmi i materiale e gli attrezzi per la realizzazione.
Particolari e dettagli sono superflui vi basti sapere che alle sette di sera la puledra era imbragata nel suo box. Mentre salutavo il proprietario e la nostra amica promettendo di ritornare l’indomani per apportare alcune modifiche alla struttura iniziavo a nutrire grandi speranze in un lieto fine.
Purtroppo come spesso accade il lieto fine non è arrivato, questa mattina telefonicamente imparavo che la puledra era sì riuscita a riposare sfruttando l’imbrago ma al suo risveglio forse rinvigorita e meno intontita dai farmaci in preda al panico di sentirsi legata aveva calciato con la gamba rotta ed era stata inevitabilmente soppressa.
Qualcuno a questo punto dirà “era inevitabile” oppure “la solita storia…” e ha pienamente ragione, la solita storia. La storia in cui è possibile comprare anche di domenica una bella lunghina rosa e grigia con moschettone dorato, una coperta trapuntata da 200 euro perché il nostro “amico” cavallo ha freddo (lo abbiamo tosato a novembre perché è più bello) e perché no una bella striglia con impugnatura ergonomica ma non è possibile comprare un imbrago da 300 per salvare la vita a un cavallo.
Ah non è vero se telefoni alla clinica veterinaria comunicandogli il tuo IBAN forse una speranza c’è….
Da questa storia ho avuto grandi dimostrazioni di disponibilità da sconosciuti e grandi conferme di stupidità del genere umano.
Lo stesso stupore che ha provato la nostra collega guardando il risultato e che ha commentato dicendo cito:” …siete gente di cavalli strana perché mi avete aiutato senza pensarci due volte…”.
Siamo strani perché disponibili e stupidi perché non pensiamo alle cose che possono fare la differenza tra una iniezione e una riabilitazione.
Ringrazio dal profondo del cuore:
- Giovanni Boschi per il ferro, la saldatrice e il suo tempo.
- Luca Berti della Cartiera dei Benandanti per l’imbrago.
- Daniele Galassi dell’Axa che si è caricato in macchina tutto il campionario di cinghie.
- Franco Belmonte che mi ha fornito contatti e numeri utili.
- Chiara Nava che non conosco personalmente ma che è stata generosa di consigli.
- Prince e Gianni Lordi che con il loro attaccamento mi hanno fatto da modelli.
Marco Campara
P.S.: Mi riprometto di costruire una struttura economica e universale per poter soccorre con più rapidità e senza differenza di reddito il prossimo sfortunato cavallo.
Ci tengo a precisare che questo mio racconto non vuole ne criticare ne accusare nessuna delle persone coinvolte e nessuna delle decisioni prese. Spero che serva solo ad attirare l’attenzione su un modo di vivere il cavallo forse un po’ arenato sulle tradizioni e che spesso anzi sempre accarezza solo le nostre esigenze lasciando questo grande animale alla nostra mercè.
Grazie
NOTA di Franco:
il Red Rose Ranch di Valentina e Marco Campara si trova sulle alture dietro Bologna. Se siete distanti non fatevi intimorire. Un imbrago temporaneo per cavalli si può costruire anche a distanza seguendo fedelmente le istruzioni di Marco in attesa di ricevere da lui qualche cosa di meglio. Il link vi porta alla pagina contatti del loro sito.
Red Rose Ranch
Valentina Bonera: +39 338 3930014
Marco Campara: +39 333 5965687