Delusione e Vergogna sono i due sentimenti che provo in queste settimane. Vedo finalmente intorno a me, ma so che è solo una breve parentesi, l’ambiente che desidero. Poco rumore, poche automobili, poca gente. I mezzi pubblici saranno riadattati e saranno disponibili solo posti a sedere? Sulle spiagge gli ombrelloni saranno distanziati. Non è quello che tutti hanno sempre desiderato? Da giovane frequentavo campeggi e evitavo la pressione di quelli più frequentati. In occasione di un viaggio negli USA rimasi piacevolmente impressionato dalle regole che limitavano l’ingresso e le piazzole normalmente distanziate in un modo che non aveva uguali in Italia. Le regole di distanziamento sociale hanno ristabilito le distanze. Giuste. Il rammarico consiste nel vedere questo precario distanziamento raggiunto a causa delle misure straordinarie Covid e non grazie ad una minore densità di abitanti per km quadrato. Dal 1920 al 2020 la popolazione italiana si è più che triplicata. Lo sconsiderato appello a far figli, la tassa sul celibato, la necessità di baionette hanno fatto parte dell’insieme di sciocchezze che hanno fatto entrare in guerra i nostri nonni. Il boom del dopoguerra, l’edilizia dei palazzi di sette piani insieme agli ecomostri ha completato l’opera. Il rammarico è reso ancora più profondo dalla constatazione che non c’è forza politica che arrivi a considerare il tasso di natalità ridotto una risposta di difesa naturale. Come ogni biologo farebbe. Non c’è popolazione che sotto stress non riduce i suoi numeri. Un esempio? Le pensioni, L’INPS faticherà a corrispondere le pensioni? Allora serve il bonus bebè e favorire l’immigrazione. Con il risultato di appesantire ancora i servizi. Non sarebbe vera dimostrazione di rispetto per le generazioni future eventualmente ridurle le pensioni? In modo scalare in attesa di un naturale, purtroppo veloce, riequilibrio generazionale?
Basterebbe guardarsi intorno in Europa per notare che la densità e lo stato di benessere della popolazione sono inversamente proporzionali se non in casi particolari dove l’organizzazione ed il sentimento di appartenenza sono tali da supplire in qualche modo alle difficoltà di vivere in un pollaio. Peccato che noi, forse più di ogni altro paese della comunità, manchiamo di una e dell’altro.
Il mondo nel suo complesso dimostra lo stesso trend demografico dell’Italia. Cina e India hanno la responsabilità di gran lunga maggiore. Non credo che cinesi e indiani possano essere considerati popoli felici. I cinesi paiono ossessionati dal miraggio del primato mondiale, gli indiani non si capisce bene ma in entrambi i casi le popolazioni si comportano come un alveare dove l’individuo abdica alla sua identità a favore della comunità. Durante il secolo scorso nessun intellettuale o ricercatore trascurava di porre l’accento sulla necessità di una seria politica di contenimento della crescita della popolazione basata su considerazioni logiche. I più giovani non ricordano Rita Levi Montalcini e suoi colleghi Nobel del ‘900 ed i loro sforzi nel tentativo di orientamento politico e sociale. Un sistema finito ovvero di determinate dimensioni, la Terra, non può mantenere una popolazione in crescita incontrollata. Alla faccia di una qualsiasi produzione ecosostenibile. Nessuno può credere davvero che una popolazione di sette miliardi di persone possa essere mantenuta da agricolture biologiche e allevamenti di polli a terra senza l’uso di antibiotici. Ne che possa essere realizzato un trasporto pubblico igienico. Solo il controllo demografico consentirebbe a lungo termine il distanziamento naturale.
Ma anche le poche politiche demografiche sono fallite. Soprattutto in India dove i furgoni ambulatorio di Indira Ghandi proponevano la sterilizzazione maschile tramite vasectomia dietro compenso, ostacolati con successo dalla propaganda indù. In Cina la temporanea regolamentazione delle nascite ha contribuito senza dubbio all’attuale crescita. Un gran numero di lavoratori a bassissimo costo consente di invadere di prodotti il mercato, un numero ancora maggiore sarebbe stato di intralcio. Forse è a questo che pensano i politici di casa nostra? Voi immaginate le conseguenze di questa rincorsa?E potete immaginare l’ambiente, le possibilità, cosa sarebbe e come si vivrebbe in una Italia di venti milioni di persone ante prima guerra mondiale in possesso della conoscenza e tecnica attuale? Intanto non dovremmo elemosinare soldi dalla comunità europea. E qui arriviamo al secondo sentimento, quello della vergogna.
Nessuno si fida del nostro paese. Senza tornare a commentare il ventennio, l’impero e le sue catastrofiche imprese basta constatare che non si è stati capaci in settanta anni di rimediare alla involuzione del sud, di eradicare la criminalità organizzata, di correggere il malaffare della corruzione. Perché dovrebbero darci credito. A quanto pare non siamo solo pieni di debiti ma incapaci di progetto. Alla delusione e alla vergogna si aggiungono l’incredulità e la nausea. Il teatro della politica e della amministrazione pubblica non si differenzia dalle storielle fantasiose dei film della serie I pirati dei Caraibi. Tutti contro tutti. La bugia ed il tradimento eletti a sistema. La bussola non indica la direzione bensì quel che il singolo desidera per se stesso al momento. L’incredulità diventa nausea ascoltando politici affermare che coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza non possono essere impiegati in agricoltura perchè, udite, per raccogliere i pomodori e le fragole serve una specializzazione! Che a quanto pare la manodopera straniera possiede!? Nessuno mi ha chiesto certificati quando lavoravo come scaricatore in porto a Genova ne per vendemmiare. Ricordo solo la fatica ricompensata dalla soddisfazione.
Quel che non manca mai è la stucchevole propaganda. Il paese più bello del mondo! E la burocrazia, utile a nascondere incapacità e traffici. La confusione normativa. Non vado al mare ma brindo agli ombrelloni finalmente a distanza ed agli olandesi che giustamente fanno fronda e ci mandano a quel paese ricordandoci che non siamo intelligenti come pretendiamo.